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La settimana calda tra governo e sindacati: sciopero contro il Jobs act

Nel mirino di Cgil e Uil anche la Legge di stabilità e la politica economica di Renzi

 ROMA. Al via la settimana più calda per i rapporti tra governo e sindacato con Cgil e Uil al lavoro in vista dello sciopero generale proclamato dalle due confederazioni per venerdì prossimo. «Così non va!» è lo slogan scelto per la protesta organizzata contro la riforma della pubblica amministrazione, il Jobs Act, la Legge di Stabilità e la politica economica del governo di cui domani Cgil e Uil illustreranno il dettaglio ma che sancisce una delle fratture più profonde mai registrate nei rapporti tra un esecutivo e le rappresentanze dei lavoratori in un crescendo che va avanti da mesi.

Lo sciopero del 12 dicembre sarà in effetti solo il momento culminante di una stagione densa di proteste: ultima quella della settimana scorsa della Cisl che se ha una posizione diversa sul Jobs Act («vogliamo vedere come sono i decreti attuativi, poi daremo il nostro giudizio e valuteremo cosa fare») e sulla legge di stabilità («che comunque mette 18 miliardi di euro sul lavoro e negli sgravi Irap»), è scesa in piazza con i lavoratori pubblici per lo sciopero nazionale per chiedere il rinnovo del contratto della P.a scaduto nel 2009. Lo sciopero generale, dalla data inizialmente prevista dalla Cgil del 5 dicembre, tra le numerose polemiche per la contiguità con il Ponte dell'Immacolata è stato posticipato al 12 dicembre con l'adesione della Uil.

Alla protesta, che sarà articolata a livello territoriale, aderisce anche l'Ugl. A determinare la scelta di Cgil e Uil sono state non solo le posizioni dell'esecutivo sul Jobs Act con l'asprissima battaglia sull'articolo 18 e la legge di stabilità ma anche ed in maniera determinante il rifiuto del premier Renzi di un'interlocuzione con le rappresentanze dei lavoratori. «Rassegnarsi ed aspettare non è la scelta che un sindacato può fare perchè significherebbe essere parte del problema, invece noi siamo la soluzione», aveva detto Camusso proclamando lo sciopero.

«La Cgil trova davvero irresponsabile che il governo sostenga e teorizzi che tutti i luoghi della mediazione sociali vanno cancellati»; il premier «può stare sereno, non abbiamo il rimpianto della concertazione, oggi è meno comprensibile qual è la visione e il sogno del Paese rispetto al '90 ma questo non significa poter dire che non c'è un luogo dove si contratta con i sindacati. Contrattare è un temine nobile. Facciamo lo sciopero il 12 e speriamo che il premier ci ascolti», è tornato a sottolineare il neo segretario della Uil Barbagallo. Sul jobs act infatti la partita è ancora aperta con i decreti attuativi da emanare e che il governo sembrerebbe intenzionato a stilare in tempi brevissimi. Il sindacato aspetta una convocazione.

La partita non è ancora del tutto chiusa: facciamo lo sciopero il 12 dicembre sperando che questo Governo ci dia ascolto», ha spiegato nei giorni scorsi Barbagallo, precisando che in occasione del prossimo incontro «porremo una condizione e cioè che all'incontro partecipi il Presidente del Consiglio, perchè sono stato a troppi incontri con Ministri che non possono decidere: chi si assume le responsabilità venga a dirci cosa vuole fare».

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