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Ninfa sensuale, dea, madre, lavoratrice: così l’Ottocento dipinse la donna - Foto

Gli incarnati di una maternità inseguita e ricercata, i volti sofferenti ma fieri del sacrificio nel lavoro dei più umili

ROMA. È lei, la rosea Ninfa dei Boschi ad accogliere il visitatore. È sfrontata e sicura e si erge modellata nella sua posa plastica, in contrapposizione con gli elementi naturali grigiastri che le fanno da sfondo. È un corpo nudo di donna, espressione armoniosa del bello. Trentatré anni per realizzarla - dal 1863 al 1896 - perché l'irrequieto pittore romano Nino Costa dal Naturalismo si avvicinò poi alle ricerche estetiche dei preraffaelliti inglesi.

Alla mostra Artisti dell'Ottocento: Temi e Riscoperte della Galleria d'Arte Moderna di Roma, curata da Cinzia Virno e organizzata da Zètema Progetto Cultura, si può ammirare, fino al 14 giugno 2015, anche questa tela, che ne racchiude tutto il senso. L'esposizione, infatti, vuole essere un viaggio tra i più svariati temi della vivace cultura figurativa italiana nel diciannovesimo secolo, influenzata dalle diverse correnti artistiche europee ed ispirata alla bellezza. Se, dunque, il concetto del bello ideale - che in arte è il più effimero - muove la mano di tutti gli artisti di varia ispirazione, il soggetto prediletto è comunque la rappresentazione della donna, la cui presenza nel percorso è, infatti, una piacevole costante.

«Presentiamo una ricca collezione che va dalle varie poetiche italiane del vero, con particolare attenzione al ruolo di Roma - spiega la curatrice - fino al filone dell'intimismo, con le scene del quotidiano e di vita popolare; un focus, poi, sul passaggio dal Naturalismo al Simbolismo, che investe, appunto, molti autori di nascita e tradizione ottocentesca, e sul richiamo all'antico, con il sublime incanto di esempi di pittura Neopompeiana, su iniziale ispirazione ad Alma Tadema». Testo di Rosa Maria Ciulla. Particolari nelle foto di Giovanni Pepi

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