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«L’astensionismo non è protesta, l’Italia ora più vicina agli altri Paesi»

Il sondaggista Nicola Piepoli: «Siamo ai livelli della media europea. Adesso vota chi vuole. E perde consensi chi cavalca la protesta sociale»

«L’astensionismo non è una forma di protesta. Significa che finalmente l'Italia è un Paese europeo con una percentuale di astensionismo di poco superiore a quella degli altri Paesi. Vota chi vuole». Lo sostiene il sondaggista Nicola Piepoli che sottolinea anche come sia cambiata la richiesta della gente alla politica e che interpreta così l’allontanamento dal Palazzo: «Gli italiani chiedono di creare occupazione e anche i partiti che si sono fatti portatori della protesta sociale perdono consensi, perché alla protesta si sostituisce il bisogno dell'impegno per creare Pil».
Gli italiani, però, si allontanano dalla politica. Cresce l'astensionismo, come dimostrano le alte percentuali registrate alle ultime elezioni regionali in Calabria e in Emilia Romagna. Cosa significa?
«Bisogna fare attenzione a come leggere la percentuale dell'astensionismo, perché non è una forma di protesta. L'Italia si è quasi allineata alla media europea. Insomma, adesso vota chi vuole. Nell'antica Atene votava uno su dieci. Nell'epoca di Pericle erano 40 mila gli elettori, ma votavano in 4 mila. È questa la normalità dell'Europa.
I partiti che si fanno espressione del malessere sociale perdono comunque consensi. È il caso del Movimento 5 Stelle. È stato inferiore rispetto al passato anche il numero di chi ha votato online le espulsioni dal movimento. Il Pd invece, che si basa su un altro paradigma e crede nelle primarie, mantiene i suoi consensi. Cosa succede?
«Il Movimento 5 Stelle e Grillo, in particolare, avranno sempre un seguito dal momento che in Italia c'è sempre un coefficiente anarchico. Il contrasto allo Stato e alla Patria è una tendenza italiana, concentrata in particolare in Emilia Romagna. E il fatto che proprio in quella regione non abbia avuto un grande seguito significa che il Movimento perde consenso. Ciò indica il fatto che i tempi stanno cambiando. La gente non ha più bisogno della polemica, ma di costruire Pil. E le dinamiche interne al Partito Democratico in quest'ottica sono propositive. Tant'è che in base all'ultimo sondaggio il Pd mantiene il 40 per cento dei consensi. Lo stesso dato di 3 mesi fa».

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