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A Rebibbia una biblioteca per bimbi e madri detenuti

L'iniziativa è stata realizzata dall'associazione «A Roma Insieme-Leda Colombini» che ha partecipato e vinto un bando finanziato con il ricavato dei fondi dell'8 per mille raccolti dalla Chiesa valdese.

ROMA. Nel carcere di Rebibbia, a Roma, è nata una biblioteca dedicata ai piccoli reclusi (0 - 3 anni) e alle mamme detenute nel penitenziario. L'iniziativa è stata realizzata dall'associazione «A Roma Insieme-Leda Colombini» che ha partecipato e vinto un bando finanziato con il ricavato dei fondi dell'8 per mille raccolti dalla Chiesa valdese.

La biblioteca è stata appositamente studiata per uno spazio di ridotte dimensioni e multifunzionale con mobili e complementi d'arredo colorati, interamente in cartone ondulato, pieghevoli e di facile montaggio. Quattro le librerie, di cui una verticale e tre orizzontali, per permettere la presa diretta dei libri anche ai più piccoli, tre i tavoli rotondi con venti sedie a misura di bambino per poter leggere insieme alle loro mamme o alle operatrici durante i laboratori.

In collezione circa 150 titoli rivolti ai bambini da 0 a 3 anni, selezionati con cura da esperti del settore e adatti sia per le mamme detenute che per i loro figli. L'obiettivo principale del progetto era quello di far scoprire da vicino
alle mamme le potenzialità degli albi illustrati, attraverso letture e attività ludico-creative, da sperimentare poi
autonomamente con i propri bambini, incentivando una relazione positiva tra grandi e piccoli in un contesto difficile come quello carcerario.

«Il progetto - racconta la curatrice, Giulia Franchi - puntava prima di tutto al conseguimento di una fruizione autonoma della biblioteca da parte delle mamme; nei sei incontri che si sono svolte nel nuovo ambiente, abbiamo presentato una selezione di albi accompagnata da suggerimenti per la lettura e da attività di laboratorio (percorsi tematici sul colore, sul corpo umano, sugli animali ecc.). La risposta che abbiamo avuto sia dalle detenute che da parte dei piccoli è stata entusiasmante e il risultato finale si può dire che sia stata la scoperta da parte delle mamme che i libri sono pezzetti di esperienza da portare per sempre con se nel percorso della propria vita».

«Dare la possibilità alle mamme recluse di conoscere e praticare l'importanza della lettura ad alta voce, di imparare a
ritagliarsi un tempo per raccontare, per leggere una filastrocca il cui ritmo, anche se le parole saranno ancora sconosciute -  spiega Gioia Cesarini Passarelli, presidente dell'Associazione »A Roma, Insieme-Leda Colombini« - sarà in grado di rasserenare, di dare piacere e amore, è un atto importante. Soprattutto in un luogo come il carcere. Dove è difficile trovare serenità e calore. Ma quelle mamme e quei bambini hanno il diritto di un tempo dedicato, hanno diritto a »nutrire la mente« e il cuore dei loro piccoli, perchè abbiano uguali opportunità».

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