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Mobilità in deroga, in Sicilia: stop per trentamila disoccupati

L’Inps ha comunicato alla Regione il blocco di una misura simile alla cassa integrazione straordinaria, che viene adottata a favore dei lavoratori già licenziati

PALERMO. Alla Regione la comunicazione è arrivata ieri e ha avuto l’effetto di un terremoto. L’Inps ha comunicato che bisogna bloccare la mobilità in deroga per tutti i lavoratori che hanno già usufruito dei normali ammortizzatori sociali: secondo le stime della Cgil, perderebbero l’assegno molti degli attuali 30 mila disoccupati del settore industria e dell’agricoltura.

Vicenda complicata che si muove nel labirinto delle norme sul welfare. La mobilità in deroga è una sorta di cassa integrazione straordinaria che viene erogata ai lavoratori già licenziati. Il normale processo di uscita dalle aziende in crisi prevede - spiega Michele Pagliaro della Cgil - che dopo il licenziamento scatti la normale cassa integrazione e superati i due anni si passi a un periodo di mobilità in deroga che, a seconda delle risorse messe a disposizione da Stato e Regione, può variare da 12 a 24 o 36 mesi.

Ed è qui che il meccanismo si è rotto. Un decreto interministeriale Lavoro-Economia di agosto dice che la mobilità in deroga non può essere riconosciuta ai lavoratori che hanno già fruito di mobilità ordinaria, dell’indennità di disoccupazione Aspi e della mini Aspi e della disoccupazione agricola con requisiti ordinari e straordinari. «In Sicilia - prosegue l’analisi di Pagliaro - sono almeno trentamila le persone che sono uscite da ammortizzatori ordinari per passare a quelli in deroga. E di questi, la maggior parte ora perderà qualsiasi forma di assistenza. Una bomba sociale pronta a esplodere».

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