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Da Palermo a "notti magiche", i 50 anni di Totò Schillaci

"Ancora mi chiedono di rifare gli occhi spiritati"

ROMA. Ricordi e rimpianti. Un mondiale perso, la popolarità improvvisa, il timore dell'avvocato Agnelli, i cazzotti e il regalo di Baggio. Ma soprattutto le notti magiche di Italia '90, immortalate dalla canzone di Gianna Nannini e Edoardo Bennato. Lunedì compie 50 anni Totò Schillaci, la sua vita come un romanzo, il ragazzo del sud che corona un sogno, l'uomo che si muoveva nelle aree di rigore come un leone impazzito, una carriera breve ma costellata di intense emozioni destinate a non spegnersi mai.

Correva il 1990 e l'Italia del ct Azeglio Vicini puntava alla finale, trascinata dalle reti di un giovanotto siciliano convocato come riserva e divenuto titolare a suon di gol. Il sogno si infranse sull'Argentina guastafeste di Maradona, che battè gli azzurri ai rigori nella semifinale di Napoli. Nei flashback con cui Schillaci racconta la sua storia sportiva (7 anni al Messina tra serie B e C, 3 anni di Juve, 2 di Inter, poi Giappone; 16 volte in Nazionale) sembra di rivedere lo sguardo spiritato di quella sera che lo rese famoso. Un rigore negato, la finale mondiale che si allontana, la delusione che schiaccia
il giovane attaccante juventino nato a Palermo. «Sono perseguitato da quelle immagini, ancora oggi tanti mi chiedono di rifare quell' espressione, di imitare me stesso. Io neppure mi accorsi di aver fatto quella faccia. Ero incredulo per il rigore negato».

«Potevamo vincere, ma andò come andò» racconta Schillaci che ha mantenuto la freschezza di un ragazzino e un'umiltà sorprendente. «Era una squadra di grandi campioni, Baggio Baresi Vialli Maldini Ancelotti -dice- e io ho avuto l'onore di giocare con loro. Era un ambiente importante, io ero orgoglioso perchè non è che c'erano tutti questi siciliani nel giro azzurro».  Quella di Italia '90 fu un'estate memorabile, calde serate all'aria aperta, in radio e tv 'le notti magiche' della Nannini e Bennato, e fu l'estate di Schillaci, entrato nel cuore degli italiani.

«Mi danno tutti del tu, sono rimasto quello di allora. Quando mi chiedono cosa associo alle 'notti magiche', rispondo: Totò Schillaci» dice, fiero di aver lasciato un segno, «dovrei dire grazie alla Nannini. Quella era la colonna sonora di un'Italia allegra che sognava il Mondiale e ci seguiva con entusiasmo, io senza saperlo ero al centro di tutto questo. Ma l'ho capito dopo».

«Lottai con i denti per guadagnarmi un posto da titolare in azzurro, pensavo solo a quello. Gli italiani erano innamorati di me ? non compresi questo entusiasmo, lo scoprii dopo e lo vedo ancora oggi. Ovunque mi riconoscono e mi fanno feste, mi mostrano i video, vogliono che racconti, la gente ricorda Italia '90 e mi chiede di rifare gli occhi spiritati! Non credo che gli italiani hanno lo stesso ricordo degli altri Mondiali».

Di quei giorni Schillaci conserva tanti ricordi, uno su tutti. «Nella finalina con l'Inghilterra mi procurai un rigore. Baggio mi disse: tiralo tu, così vinci la classifica dei bomber. Un regalo inatteso». Schillaci con 6 reti fu il capocannoniere di Italia '90. Eppure con Baggio aveva fatto a botte.  Totò, di famiglia umile, vissuto in quartiere povero, subiva il fascino dei grandi personaggi; ricorda le telefonate dell'avvocato Agnelli: «quasi ogni domenica, nessuno mi ha mai messo soggezione come lui, capiva di calcio, ma incuteva timore». Oggi Totò è testimonial in tv, gestisce «solo per passione» una scuola calcio e organizza eventi sportivi. Sempre nella sua Palermo, dove l'uomo che stava per conquistare il mondo ha scelto di tornare.

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