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Bambini ricoverati, sì al gioco per prepararli agli interventi

Si terrà lunedì il corso "Quello che i bambini non dicono"

ROMA. Il gioco aiuta i piccoli ricoverati a trasformare un'esperienza traumatica e stressate come quella della permanenza in ospedale in un momento di crescita da vivere in modo non negativo. Ha inoltre un ruolo molto importante nella prevenzione e nella preparazione dei piccoli a un'intervento chirurgico o all'anestesia, perché spesso vengono invitati a impersonare il ruolo del medico curando altri compagni o dei bambolotti o a utilizzare oggetti che potenzialmente possono provocare inquietudine , come le siringhe o le garze, per familiarizzarci. A spiegare gli effetti benefici che questa "terapia del gioco" ha in ambito ospedaliero e' la dottoressa Carla Maria Carlevaris, psicologa e responsabile della Ludoteca del Bambino Gesù. L'ospedale pediatrico romano dedicherà a questo argomento il corso "Quello che i bambini non dicono", che si terrà il 1 dicembre dalle 9 alle 14.

"Il gioco e' una parte imprescindibile della crescita del bambino, dal punto di vista affettivo e cognitivo, lo aiuta tra le altre cose a trasformare i conflitti e le emozioni negative in storie, a trovare una soluzione ai problemi- spiega Carlevaris- se il bimbo viene ospedalizzato anche il gioco può diventare ripetitivo, senza immaginazione, carico di ansia, arrivando a riflettere le esperienze traumatiche e stressanti che il piccolo sta vivendo. Ci vogliono quindi un luogo e delle persone che lo aiutino a giocare e a trasformare la permanenza in ospedale in un'esperienza di crescita non negativa".

"Il gioco non ha solo la funzione di aiutare a scaricare lo stress, serve anche come prevenzione e preparazione dei bambini a un intervento o all'anestesia- aggiunge- nella Ludoteca del Bambino Gesù facciamo ad esempio impersonare loro un ruolo, curando un bambolotto o un altro bambino, e facciamo si che utilizzino, per familiarizzarci, siringhe senz'ago e garze, oggetti potenzialmente inquietanti".

 

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