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24 milioni di sedentari: gli italiani tra i più pigri al mondo

E' emerso dallo studio "Gli italiani, lo sport e i valori sociali"

ROMA. Gli italiani sono un popolo di sedentari, eppur qualcosa si muove. E una delle sfide del Coni è di incrementare questa tendenza che è emersa dallo studio 'Gli italiani, lo sport e i valori sociali', presentata al Foro Italico di Roma. La ricerca, condotta dallo studio Ghiretti e patrocinata da Coni, Cip, Csi, Regione Lazio, Assessorato qualità della vita, sport e benessere di Roma Capitale e Gruppo Sportivo Fiamme Gialle, indaga il fenomeno della pratica sportiva nel Bel Paese ed approfondisce il ruolo dello sport come fattore di sviluppo sociale e civile. Lo studio mostra un trend inaspettatamente positivo: ben l'80% degli italiani è entrato in contatto con uno sport di qualunque tipo (ovvero che ancora pratica lo sport o lo ha praticato in passato) e il 38% del totale pratica lo sport con continuità e tra questi oltre la metà (il 54%) svolge attività motorie per più ore a settimana.

La diffusione della pratica sportiva è equamente distribuita fra maschi e femmine prevalentemente presso strutture private a pagamento (48%) o all'aria aperta (33%). Se da un lato i dati sono positivi, però, dall'altro confermano anche l'allarme evidenziato da altri autorevoli studi che vedono l'Italia tra le Nazioni più pigre al mondo con circa 24 milioni di sedentari. Sono gli uomini, il 53% ad abbandonare maggiormente la pratica sportiva, le donne invece (57%) a costituire la percentuale maggiore di coloro che non hanno mai fatto sport. I motivi del rifiuto sono nella mancanza di tempo nella poca predisposizione all'attività sportiva. Sono invece il 15% le persone disabili che praticano attività sportiva.

"Questo argomento è indispensabile, è un crocevia assoluto di quella che è l'agenda dei nostri problemi - rileva il n.1 del Coni, Giovanni Malagò -. Qui bisogna chiarire cosa deve e vuole fare il Coni nel 2014 in questo Paese. Per certi versi fa molto comodo egoisticamente dire che me ne lavo le mani con tutti i problemi che ho. Perché devo prendermi l'onere di occuparmi di una materia così complessa che in qualche modo coinvolge il mondo della scuola? Ma è un problema di coscienza e se non mi metto a stimolare qualche elemento nuovo nelle generazioni che arrivano non so se trovo altri campioni. "Abbiamo deciso di sostenere l'agenda di Malagò e di chiunque lavori per diffondere la pratica sportiva perché anche lo sport diventi parte significativa dell'industria italiana - dice Giampaolo Letta, vicepresidente Unindustria -. Lo sport è in grado, inoltre, di insegnare valori che avrebbero una straordinaria applicazione in ambito produttivo: meritocrazia, superamento dei limiti e rispetto delle regole".

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