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Veneziani: dopo Berlusconi e Grillo arrivano i nani della politica

Il giornalista: «Ma che razza di sovranità popolare è se i due terzi dell'elettorato non vanno a votare e si vince con gli spiccioli»

ROMA. Aiuto mi si è ristretta la democrazia. Marcello Veneziani, giornalista e scrittore non rinuncia all'ironia volendo commentare i dati elettorali in Calabria e in Emilia Romagna. «Dopo quello che è successo domenica - aggiunge - non parlerei più di democrazia ma di nanocrazia nel senso che si confrontano partiti di taglia mini».

Veramente la bassa partecipazione al voto è una caratteristica di tutte le democrazia avanzate. Era l'Italia un po' anomala con le urne che si riempivano al 90%. Certo stavolta la diserzione è stata grande : addirittura da nanocrazia?

«Ma avete presente cos'era la politica in Italia ai tempi della Prima e della Seconda Repubblica? Era partecipazione di popolo, milioni di voti, mobilitazione di maggioranza. Ora si è ridotta a un campioncino di micro-Repubblica, formato smart, coi partiti bonsai che si contendono il potere in versione sette nani».

Ma queste veramente erano elezioni regionali.

«Tradizionalmente con una partecipazione più bassa delle politiche. Facciamo un rinfresco di memoria. L'epicentro della partecipazione popolare era l'Emilia rossa e partigiana, come la cantava Gianni Morandi. Mobilitazioni di massa con voto al Pci o ai suoi succedanei; incolonnato, massiccio, senza smagliature. Adesso il Pd vince con la decima parte dei voti di un tempo, perde il capitale e vince con gli spiccioli. E nella gara delle monetine, il centrodestra mignon viene sormontato dalla Lega, che ha un ricco salvadanaio. Si sgonfia Grillo, ma era già l'anticamera dell'astensionismo».

A che cosa è dovuto il ripiegamento di oggi?

«Al fatto che i candidati hanno smesso di fare campagna elettorale prima ancora che politica. Per settant'anni abbiamo vissuto in un clima di contrapposizione forte. Dc contro Pci, berlusconiani e anti-berlusconiani, destra e sinistra, bianco e nero. A questo giro non c'era nulla. La vittoria del Pd era scontata in partenza per mancanza di avversari».

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