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«Berlusconi e Renzi, leader al bivio. Una mossa sbagliata e il sistema può saltare»

Francesco Verderami: «Il popolo del non voto chiede fatti e non twitter. Potremmo essere alla vigilia di un altro tracollo del sistema...»

Messaggio secco con avviso di ritorno: il prossimo voto sarà contro. Lavoro e niente crisi, fatti non twitter, grida in sordina il popolo del non voto dell'Emilia Romagna e della Calabria. Principali destinatari il Governo, nella sua interezza, il patto del Nazareno, Berlusconi e Grillo. Pacco dono d'incoraggiamento invece per la rivelazione politico-mediatica dell'anno: il segretario della Lega Matteo Salvini. Indirizzi semisconosciuti per Ncd e cespugli di centro destra. «Siamo di fronte ad una forte ondata di riflusso, che è insieme di stanchezza personale e di rigetto della politica», evidenzia l'editorialista e «firma» di primo piano del Corriere della Sera, Francesco Verderami.
Che scenari si delineano?
«Un astensionismo così forte segnala la crisi del regionalismo, la disaffezione a un ente che - analizzando anche i dati del voto precedente in Sicilia - si mostra come un'idrovora che non risolve i problemi e in compenso assorbe risorse, genera tasse e impoverisce i cittadini senza offrire in cambio servizi. Attenzione quindi, perché potremmo essere alla vigilia di un altro tracollo di sistema: la fine di ciò che restava della prima Repubblica. Il voto regionale di Emilia Romagna e Calabria può influire inoltre sulla corsa al Quirinale, nel senso che le ripercussioni politiche di questo test potrebbero cambiare gli equilibri in Parlamento. Che ne sarà per esempio del Patto del Nazareno? Berlusconi sarà ancora in grado di gestire i suoi gruppi parlamentari, che già non controllava più? E Renzi cercherà un appeasement con la minoranza interna? E soprattutto, si acconcerà a proporre un candidato per il Colle che sia frutto di una mediazione, o cercherà di forzare la mano per imporre una sua scelta? Le carte sono in mano al presidente del Consiglio. Ma c'è da fare un'avvertenza: questa non è solo una partita politica. Una mossa sbagliata e si rischia di provocare un conflitto che potrebbe delegittimare il Quirinale e far saltare il sistema».

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