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Divorzio breve, ok in commissione Senato: è bufera sulla maggioranza

L'asse tra Pd e Movimento cinque stelle porta subbuglio. Ncd ha abbandonato i lavori e ha chiesto un nuovo vertice

ROMA. Il nuovo asse tra parte del Pd e il M5S sul divorzio «lampo» porta ancora subbuglio nella maggioranza. Dopo che la Commissione Giustizia del Senato ha dato il via libera al ddl sul divorzio breve che contiene anche la norma sul divorzio immediato, Ncd insorge e chiede un nuovo vertice di maggioranza. Si dovrà «convocare quanto prima una riunione tra presidenti dei gruppi di maggioranza, capigruppo in commissione e rappresentanti dei partiti che sostengono il governo» per «stabilire i necessari raccordi tra attività parlamentare e patti programmatici condivisi», scandisce il coordinatore del Nuovo Centrodestra Gaetano Quagliariello dopo aver contattato, per lamentare il nuovo strappo, il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, il presidente del gruppo al senato Luigi Zanda e il ministro per i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi.

Una riunione urgente anche per tenere a freno l'ira del presidente dei senatori Ncd, Maurizio Sacconi che, a caldo, ieri sera era tornato a minacciare le sue dimissioni (dopo quelle annunciate il 6/11 per il ddl sulla responsabilità civile dei magistrati): «Per quanto mi riguarda non sono disposto a sopportare maggioranze anomale svolgendo la funzione di capogruppo».  Ma sulle norme che velocizzano l'iter del divorzio neppure il Pd è compatto. L'emendamento, a firma di alcuni senatori del partito, che abolisce il periodo di separazione tra i coniugi nel caso di accordo consensuale, senza figli minori o con handicap o sotto i 26 anni se economicamente non indipendenti, ha visto in Commissione la contrarietà di Giuseppe Cucca.

Ma non convince, ad esempio, neppure il senatore Dem Gianpiero Della Zuanna: «Pur concordando sull'esigenza di ridurre i tempi tra separazione e divorzio, ritengo l'emendamento non condivisibile», afferma. La collega Maria Spilabotte non concorda: «in democrazia anche all'interno di una coalizione ci si rimette al volere della maggioranza» e, rivolgendosi a Sacconi, prosegue: «Le battaglie politiche si combattono nelle sedi opportune, non minacciando continuamente le dimissioni». Si sono espressi invece a favore Enrico Buemi del Psi, i Cinque Stelle e il resto dei Dem. E mentre Ncd ha votato contro e poi ha abbandonato i lavori, il governo rappresentato dal viceministro della Giustizia, Enrico Costa (Ncd), si è rimesso alla Commissione.

Anche in Forza Italia, che come posizione ufficiale aveva quella di non partecipare al voto, registra tre posizioni diverse: Giacomo Caliendo non ha preso parte alla votazione, Lucio Malan ha detto no, come la Lega, e Ciro Falanga ha detti «sì». Anche se ora Maurizio Gasparri tuona: «È più facile sfasciare una famiglia che vendere un'auto usata».  Se una soluzione non verrà trovata, nella maggioranza lo scontro rischia di esplodere alla Camera dove il ddl dovrà tornare dopo le novità introdotte a palazzo Madama.  E a Montecitorio «sarà battaglia» promette la deputata Udc Paola Binetti. Anche Eugenia Roccella è furibonda: dopo la forzatura sulla responsabilità civile dei magistrati, il «nuovo blitz sul divorzio facile, 'modello Las Vegas', è inaccettabile», sostiene.

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