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«Tra repressione e reazione civile, Cosa nostra sta perdendo forza»

Il docente all’ateneo di Torino Rocco Sciarrone: «Resta l’area grigia, commistione tra affari e boss»

PALERMO. «Cosa nostra perde forza al suo interno: c’è una società attorno che è cambiata e, allo stesso tempo, c’è un’azione della magistratura che si rivela sempre più efficace. La mafia, comunque, non è scomparsa». Lo afferma Rocco Sciarrone, docente di Istituzioni di sociologia e Processi di regolazione e reti criminali all’Università di Torino. Sciarrone, che ha realizzato diversi studi sul fenomeno mafioso, è anche il direttore di Larco, un centro di ricerca che si occupa dell’analisi dei fenomeni legati alla criminalità organizzata. «Cosa nostra sta cambiando - spiega Sciarrone -. Si sta dirigendo verso una struttura più orizzontale, più frammentata, con dei gruppi che cercano di tutelare maggiormente gli affari e lo fanno ricorrendo di più ai legami familiari. E questo lo vediamo oggi anche con la ‘ndrangheta».

Qual è lo stato di salute di cosa nostra?

«Oggi siamo in una fase particolare. La lettura delle dinamiche di cosa nostra è complessa. Se guardiamo, ad esempio, alle organizzazioni criminali che operano in Italia ci accorgiamo di una forte capacità di espansione della ‘ndrangheta e della camorra. Emergono, invece, ben poche vicende, almeno sul piano giudiziario, che riguardano cosa nostra. Un dato significativo che in qualche modo può evidenziare delle difficoltà. Di fatto, in questo momento storico, cosa nostra è sotto pressione e sta subendo da tempo colpi efficaci da parte di forze dell’ordine e magistratura. Questo avviene nelle zone dove sembra essere più forte la presenza come Trapani. Ma basta anche guardare a tutte le operazioni che riguardano la provincia di Palermo e Catania, quest’ultima un’area molto significativa per spiegare il fenomeno mafioso».

Ma cosa sta accadendo?

«Disegnare uno scenario rispetto a ciò che sta avvenendo è complicato. Si rischia di arrivare anche a conclusioni troppo affrettate. Le difficoltà di cosa nostra sono evidenti. E queste indeboliscono anche le sue capacità. Prima fra tutte quella di tenuta nel territorio che si è ridotta. Ma è opportuno sottolineare che tutto questo non significa che cosa nostra sia scomparsa. C’è, di fondo, una difficoltà a tenere le fila dell’organizzazione criminale. In passato sono emersi anche altri tentativi di rimodulazione della stessa struttura. Tentativi che, però, sono stati stroncati grazie ad una efficace azione di contrasto della magistratura che sta svolgendo un lavoro davvero di qualità».

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