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Trivelle, Crocetta: ora più garanzie. M5s: danni enormi per l'ambiente

L’europarlamentare Rosa D’Amato ha parlato di «un’area di 145 chilometri quadrati, di cui ben 123 in mare. Un territorio poco più vasto dell'intera Grecia che rischia di venire perforato per estrarre petrolio o per cercarlo attraverso detonazioni subacquee»

PALERMO. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta e il presidente del settore idrocarburi di Assomineraria, Pietro Cavanna, hanno firmato ieri un accordo aggiuntivo al protocollo di intesa siglato il 4 giugno 2014. «È stato stabilito - spiega Crocetta - che il Comitato sarà integrato dai dirigenti generali del dipartimento Pesca e dei Beni culturali. Inoltre c’è l’impegno, relativamente a tutte le attività di estrazione di idrocarburi sul territorio, ad avviare l'iter affinchè tali attività siano svolte attraverso soggetti giuridici aventi sede legale nella regione».

Ma sulla questione trivelle il Movimento Cinque stelle torna all’attacco. Citando i dati di un dossier contro le norme varate da Renzi, l’europarlamentare Rosa D’Amato ha parlato di «un’area di 145 chilometri quadrati, di cui ben 123 in mare. Un territorio poco più vasto dell'intera Grecia che rischia di venire perforato per estrarre petrolio o per cercarlo attraverso detonazioni subacquee».

Secondo la D’Amato «al momento le compagnie petrolifere hanno presentato 120 richieste di cui 67 per la ricerca di idrocarburi in terraferma, 45 per la ricerca in mare e 8 per la prospezione in mare. Dal Nord al Sud, dall'Adriatico al Tirreno fino al Golfo di Taranto e al Canale di Sicilia, ci sono decine di progetti, alcuni già in fase avanzata. Solo la Schlumberger ha presentato ben 4 istanze che vanno da un’area di 21 mila chilometri quadrati al largo della Sardegna ai 4 mila chilometri quadrati nel cuore del Golfo di Taranto fino al Canale di Sicilia».

Intanto ieri Confindustria Sicilia ha lanciato l’allarme sulle otto aziende siciliane che producono acqua minerale, sostenendo che sono a rischio chiusura. È per questo che Confindustria ieri in commissione Attività produttive dell’Ars, ha sottolineato la necessità di modificare l’aumento dei canoni previsto dall’articolo 14 della legge di stabilità 2013, che rischia di mettere fuori mercato le imprese dell’Isola, a tutto vantaggio dei competitor di altre regioni. Confindustria ha dunque proposto una revisione della norma, prevedendo un allineamento dei canoni concessori a quelli di regioni limitrofe. Un adeguamento che potrebbe contemperare la giusta esigenza di garantire maggiori introiti finanziari alla Regione con la sostenibilità economica dei canoni dovuti dalle imprese.

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