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Pd diviso sul Jobs act, Fassina: "A imprenditori libertà di licenziare"

Duro attacco del deputato: "Vorrei che si smettesse di inseguire ricette illusorie, conservatrici e liberiste che prevedono un aumento della precarietà nell'ottica di favorire la crescita''

ROMA. ''D'ora in poi nessun imprenditore utilizzerà più il canale dei licenziamenti disciplinari. Si è data libertà di licenziamento. Quasi fosse quello il problema delle imprese e non la carenza di domanda o la possibilità di fare investimenti. Da più parti si sostiene la dubbia costituzionalità di un provvedimento che si scarica solo sui giovani. Vorrei che si smettesse di inseguire ricette illusorie, conservatrici e liberiste che prevedono un aumento della precarietà nell'ottica di favorire la crescita''. A dirlo Stefano Fassina, deputato Pd, in un'intervista alla Stampa.
''Non credo di poter sostenere il Jobs Act'' in Aula, afferma Fassina. Sull'eventualità del voto di fiducia e di lasciare il partito, ''è questa impostazione che va contro i nostri principi. Non noi. Noi continueremo la battaglia da dove siamo perché il combinato disposto di Jobs Act e legge di Stabilità traccia una linea di politica economica fortemente regressiva''.  ''Da domani voglio proprio vedere che cosa succede sul taglio delle tipologie di contratti precari. Su questo il governo aveva annunciato l'ennesimo elemento propagandistico: il contratto unico'', ma ''nella delega non ce n'è traccia. Poi vediamo se sugli emendamenti che abbiamo proposto alla legge di Stabilità con Civati e Cuperlo ci saranno aperture', prosegue Fassina. ''Noi ci siamo fatti carico di una promessa non soddisfatta che
il governo aveva fatto sugli ammortizzatori sociali''.

Intanto, entro il 26 novembre dovrà esserci il voto finale sul jobs act alla Camera. È quanto ha deciso l'Assemblea di Montecitorio. Contro hanno votato Fi, M5S e Sel. Il governo presenterà un suo emendamento al testo della delega per il Jobs Act che recepirà gli emendamenti già presentati dopo l'accordo all'interno del Pd sul tema dell'Articolo 18. L'emendamento dovrebbe arrivare martedì alla Commissione Lavoro. Lo conferma il sottosegretario Bellanova. L'emendamento atteso dal governo  "riprende tutti gli emendamenti sul tema per finalizzare il reintegro per i licenziamenti disciplinari con la definizione del perimetro delle tipologie" per le quali la reintegra nel posto di lavoro non verrà cancellata per essere sostituita da un indennizzo.

L'emendamento che arriverà dal Governo al comma sette della delega per il Jobs act, sul tema dell'articolo 18, sarà una "riformulazione" senza novità nel merito rispetto alle posizioni già espresse. Prevederà quindi, spiega Bellanova, il reintegro nel caso di "licenziamenti disciplinari per un motivo dichiarato da un giudice nullo o inesistente". Mentre come previsto resta la reintegra per i licenziamenti discriminatori e ci sarà invece "un indennità crescente in base all'anzianità per quelli economici".

Ma Ncd non ci sta: "L'annuncio della sottosegretario Bellanova con riferimento all'emendamento del governo sull'art. 18 non corrisponde a quanto concordato. Se vedessimo un testo diverso da quello che conosciamo ce ne andremmo dalla Commissione e si aprirebbe un bel contenzioso nella maggioranza", dichiara il capogruppo Maurizio Sacconi.

Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, intanto chiede tempi certi per il via libera dal Parlamento. E, ai cronisti che le chiedono se sarà necessario porre la fiducia sul provvedimento, risponde: "Ancora è prematuro, bisogna prima terminare il lavoro in commissione e vedere quanti emendamenti saranno presentati per l'aula, quindi potremmo deciderlo soltanto nei prossimi giorni. Sicuramente - insiste - c'è la necessità di chiudere in tempi certi".

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