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L’italia dei privilegi, un Paese diviso in due: lo scontro ormai è generazionale

Sergio Rizzo: “La Sicilia è tra le regioni con il più alto numero di benefici: si pensi ai dipendenti regionali”

Ha scritto un libro che fa arrabbiare e scoraggiare, con Da qui all'eternità l'inviato del Corriere della Sera Sergio Rizzo, scrittore ed autore di saggi, inchioda il sistema alle sue «regole di privilegio per vecchi scritte da vecchi» e ai numeri dell'ingiustizia sociale. Salva solo «i giovani che non avranno la pensione». E indica i responsabili: la fascia d'età fra 60 e 70 anni, quelli che hanno fatto il ’68. «Oggi nel Paese non c'è più lo scontro fra destra e sinistra, fra berlusconiani e antiberlusconi, oggi è tutto generazionale, il confine ideologico si è spostato sull'età».
Rizzo, quale è oggi la categoria più sfacciatamente privilegiata?
«La fascia fra i 60 e i 70 ha costruito per sé nel corso degli anni una quantità impressionante di benefici e di privilegi in tutte le categorie, militari, magistrati, ambasciatori, politici, siamo riusciti a prendere il peggio del ’68: sono loro quelli che hanno fatto tutto, anche nel bene, vedi il divorzio, i diritti civili che sono una conquista del ’68. Ma anche tanti privilegi, basta pensare alle tante odiose norme pensionistiche, i quarantenni con la pensione, i militari, la legge che prende il nome dal parlamentare Pci che la propose, Giovanni Mosca, che ha garantito a tantissimi sindacalisti e politici di avere pensioni oltre gli effettivi diritti, bastava dichiarare di aver cominciato a lavorare a 14 anni».
E da allora la rincorsa non si è più fermata.
«Una catena di montaggio, una piccola conquista operaia o dei politici si estendeva per contagio a tutti, agli ambasciatori, ai generali, con i ricorsi al Tar, con le questioni di legittimità costituzionale... per esempio il governo decide che gli avvocati dello Stato devono andare in pensione a 70 anni, arrivano i ricorsi di due vice avvocati generali dello Stato che ne hanno 73 , arrivano altri ricorsi, gli atti vanno a finire alla Corte costituzionale e tutto si blocca...».

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