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Dissesto idrogeologico, indecenza tra egoismo e consenso

Sembra una cronaca di guerra e invece è solo un bollettino meteo: solo ieri due morti in Lombardia, uno in Piemonte, un disperso a Genova, danni in tutta la Liguria, interi quartieri di Milano devastati. La domanda è sempre la stessa: non si poteva prevenire?

Del dissesto idrogeologico dell’Italia si parla ormai da vent’anni ma, tutte le volte, sembra sempre che la pioggia arrivi all’improvviso. In una intervista che pubblichiamo oggi un esperto geologo spiega che se un’opera di contenimento costruita in tempo utile costa un euro in proporzione una riparazione nella stessa zona venti euro. Uno spreco di risorse inaudito oltre al conto, non misurabile, in sofferenze e in vite umane.

Eppure è tutto noto a cominciare dalle cause: l’occlusione delle naturali vie d’acqua. A Milano da vent’anni si parla dello scolmatore che dovrebbe nascere alle porte della città per accogliere le piene del Seveso che è stato chiuso in una gabbia di cemento. Lo stesso vale per Genova e per tutti gli altri centri abitati della Liguria costruiti su una striscia di terra appesa fra il mare e i monti. Ma è dovunque così in Italia: da Rapallo a Giampilieri in Sicilia. L’abusivismo edilizio ha portato a costruire dove non era possibile: fiumi e torrenti ostruiti dal cemento che impediscono all’acqua di scorrere lungo tracciati millenari.

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