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Jobs act, raggiunta l’intesa nel Pd. Speranza: "Non verrà chiesta la fiducia alla Camera"

Speranza: "Il Parlamento non è un passacarte e abbiamo dimostrato che incide”

ROMA. Raggiunta l’intesa sul Jobs act. "Sono molto soddisfatto. Il Parlamento non è un passacarte e abbiamo dimostrato che incide”, dice il capogruppo del Pd Roberto Speranza. “Non ci sarà la fiducia sul testo uscito dal Senato ma ci sarà un lavoro in commissione. Si riprenderà l'ordine del giorno approvato in Direzione".

 Chi voleva "aprire fronti nel Pd ha avuto una buona risposta. Il partito dentro la sua espressione della commissione Lavoro ha saputo svolgere un lavoro serio, un confronto di merito" andando a "un punto condiviso che responsabilmente impegna tutti". Così il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini sulla mediazione trovata sul Jobs Act.

"C'è un accordo larghissimo" ora "si stanno definendo i dettagli" ma "il punto politico è l'articolo 18", dice invece il presidente del Pd Matteo Orfini. Nella delega sarà recepito il testo della direzione Pd sul reintegro su alcuni tipi di licenziamenti, il cui elenco arriverà coi decreti delegati.

Torna il diritto al reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare. Questo, infatti, quanto prevedeva l'odg della direzione del Pd sul Jobs act i cui contenuti verranno introdotti, in Commissione, nel testo di riforma del mercato del lavoro. L'odg era stato approvato con 130 voti favorevoli, 20 contrari e 11 astenuti, lo scorso 29 settembre.

Sul punto relativo all'articolo 18 l'accordo raggiunto nella direzione del partito democratico stabiliva, fatta eccezione appunto per la possibilità di reintegro nel posto di lavoro anche per i licenziamenti disciplinari, oltre che per quelli discriminatori, "una disciplina per i licenziamenti economici che sostituisca l'incertezza e la discrezionalità di un procedimento giudiziario con la chiarezza di un indennizzo economico certo e crescente con l'anzianità, abolendo la possibilità del reintegro".

Quanto invece agli altri punti decisi in direzione, l'odg impegnava il "Governo a guida Pd" a mettere immediatamente in campo strumenti per allargare la rete delle tutele per chi perde il lavoro. E, quindi, a mettere in campo una "rete più estesa di ammortizzatori sociali rivolta in particolare ai lavoratori precari, con una garanzia del reddito per i disoccupati proporzionale alla loro anzianità contributiva e con chiare regole di condizionalità attraverso un conferimento di risorse aggiuntive a partire dal 2015".

Un altro punto prevede la riduzione delle forme contrattuali: "a partire dall'unicum italiano dei co.co.pro., favorendo la centralità del contratto di lavoro a tempo indeterminato con tutele crescenti, nella salvaguardia dei veri rapporti di collaborazione dettati da esigenze dei lavoratori o dalla natura della loro attività professionale".

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