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La polmonite uccide un milione di bambini l'anno: l'allarme dell'Unicef

L'inquinamento dell'aria domestica è una delle principali cause

ROMA. Nel 2013, per la prima volta in oltre un decennio la polmonite non è stata la principale causa di morte tra i bambini sotto i 5 anni ma la seconda, dopo le complicazioni per le nascite pre-termine. Il bilancio delle vittime della polmonite è però ancora alto: 954 mila bambini muoiono ogni anno, anche se dal 2000 i decessi sono diminuiti del 44%. Lo afferma l'Unicef in occasione della quinta Giornata Mondiale contro la Polmonite (World Pneumonia Day) che si celebra oggi.

«La polmonite è ancora una malattia molto pericolosa: uccide più bambini sotto i cinque anni di quanto non facciano HIV/AIDS, malaria, incidenti e morbillo messi insieme, e sebbene i numeri siano in calo, con quasi 1 milione di morti l'anno non c'è spazio per il compiacimento», afferma Mickey Chopra,
responsabile programmi di salute globale dell'Unicef. La povertà è il fattore di rischio «più importante - rileva - e le morti per polmonite sono più alte nelle comunità rurali. L'inquinamento dell'aria domestica è una delle principali cause di polmonite, tant'è vero che i bambini di famiglie che utilizzano combustibili solidi come il legno, il letame o il carbone per la cottura o il riscaldamento sono ad alto rischio.

Inoltre i bambini poveri hanno meno probabilità di essere vaccinati contro morbillo e pertosse, alcune delle principali cause della malattia». Tuttavia, ricorda l'Unicef, il maggiore impiego di vaccini contro la polmonite, in particolare nei paesi a basso reddito, ha portato a progressi contro la malattia, ma «le disuguaglianze rimangono anche nei paesi con un'ampia copertura». Di contro, un trattamento semplice ha avuto un grande riscontro: operatori sanitari di comunità somministrano ai bambini malati l'antibiotico amoxicillina in forma di compresse, nell'ambito di un programma di gestione integrata a livello comunitario.

Estendere la disponibilità di simili medicinali a basso costo, conclude l'Unicef, «contribuirà a ridurre il divario di trattamento soprattutto tra le popolazioni difficili da raggiungere».

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