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Regione, in arrivo due milioni
per 600 enti di Protezione civile

Per le associazioni 2,8 milioni di euro. Il dipartimento: verifiche sui requisiti per contrastare il business del volontariato

PALERMO. In prima linea davanti a ogni emergenza, che si tratti di spalare fango o togliere alberi caduti in strada, le 619 associazioni regionali di volontariato che operano nella protezione civile ora battono cassa. Dal 2011 non ricevono più un euro di rimborso ma dalla Regione è in arrivo una boccata d’ossigeno. Oltre ai quasi 300 mila euro stanziati in bilancio, il dipartimento regionale guidato da Calogero Foti ha ottenuto dall’Europa altri due milioni che rappresentano un vero e proprio tesoretto dopo anni di vacche magre. Oggi è dura la vita per gli oltre seimila volontari che operano su tutto il territorio. E la concorrenza tra le associazioni spesso si trasforma in una guerra tra poveri per ottenere dal sindaco di turno quella convenzione o quell’incarico che per tanti giovani si trasforma in un piccolo guadagno. Così dalla Regione annunciano l’ennesima «verifica a tappeto su associazioni e volontari per verificare che rispettino tutti i requisiti di legge».
«Il volontariato - dice Lorenzo Colaleo, a capo dell’Anpas Sicilia che opera a livello nazionale - spesso diventa una sacca elettorale per molti politici». Colaleo poco tempo fa ha denunciato in commissione Sanità all’Ars le anomalie del mondo del volontariato nell’Isola, puntando l’attenzione sul trasporto degli emodializzati. Al termine delle audizioni è stata pure nominata una sottocommissione d’inchiesta ancora al lavoro per far luce sui meccanismi che portano all’affidamento del trasporto dei pazienti. «Ci sono strutture - dice Colaleo - che nascondono forti interessi economici e probabilmente anche criminali. Il trasporto dializzati vale quasi tre milioni di euro l’anno e bisogna stare attenti a non accentrare su pochi soggetti il servizio». Si tratta di servizi secondari attivati dalle associazioni di volontariato per autofinanziarsi che fanno storcere il naso ai «puristi» del settore. «Il sistema per muoversi non ha per forza bisogno di denaro - dice il capo della Protezione civile siciliana, Calogero Foti - qui non contano tanto i numeri quanto la capacità organizzativa».

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