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Giudici pronti allo sciopero: quelle toghe tentate dalla politica

L’assemblea nazionale dell’Anm, il sindacato dei giudici, è pronta a proclamare uno sciopero se la riforma minacciasse l’indipendenza della magistratura. La mozione si presta ad alcune considerazioni sul ruolo dell’ordine giudiziario in Italia. La prima considerazione è di ordine economico. I magistrati si oppongono a qualunque intervento sugli stipendi. Su questo occorre essere molto chiari. I giudici, infatti, non dovrebbero dimenticare di essere, prima di tutto, dei dipendenti dello Stato e le loro retribuzioni sono collocate su una fascia piuttosto alta. Senza contare altri privilegi come le ferie la cui durata (quarantacinque giorni) non ha eguali nel mondo del lavoro pubblico e, tanto meno in quello privato.

Ora il governo le sta tagliando. Chiedere qualche sacrificio su questo punto, vista la crisi in cui versa il Paese non si può certo definire un attentato alla loro indipendenza. Aggiungiamo che i giudici, come dipendenti pubblici, godono del vantaggio del posto a vita. Una opportunità, considerando che la crisi sta facendo strage di lavoro nell’impiego privato e sta mettendo in difficoltà milioni di partite Iva. Certo la responsabilità di un giudice non è paragonabile a quella di altri lavoratori. E’ anche vero, però, che non subiscono nessuna sanzione o quasi per i loro errori. Uno squilibrio grave perché il principio di responsabilità non si può trasformare in una rendita.

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