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"Un cuore a strisce bianconere", i 40 anni di Alessandro Del Piero: le immagini

Quarant'anni e, come dice lui, "un cuore a strisce bianconere". Oggi fa cifra tonda dopo aver scritto per un vent'anni la storia del calcio italiano ed essere entrato di prepotenza nel libro dei record: Alessandro Del Piero soffia sulla torta ma ha ancora voglia di correre e di "vivere".

Da fuoriclasse universale, campione d'Italia, d'Europa e del Mondo, lo storico n.10 bianconero è diventato l'emblema del made in Italy del pallone, la faccia bella del calcio. E' salito sul tetto del mondo senza aver avuto paura di scendere negli inferi della Serie B con la sua amata maglia: "Di sicuro di storie come la mia ce ne sono attualmente molto poche - è l'incipit della
lunga intervista a Sky che lo è andato a trovare a Delhi, dove oggi gioca con i Dynamos - e sarà sempre più difficile che troveremo storie così con il calcio che cambia, ma questa non è
una critica. Credo che invece si debbano esaltare storie come quella che ho avuto il privilegio di vivere. Io ne vado orgogliosissimo, sono strafelice di aver passato ogni momento alla Juve, anche perché molti dei miei momenti, onestamente, sono stati bellissimi. Io ricordo della Juventus sempre tutto col sorriso, tutti i momenti belli e anche quelli più bui, non permetto a nessuno di cambiare questo, il mio cuore è a strisce bianconere".

Una storia d'amore, quella con la Juventus, che non si è mai spezzata, nemmeno dopo l'addio 'dolceamaro' del 2012: "Il 2006 è stato un anno in quel senso decisivo - rammenta Alex - alla fine di due anni con Capello che sono stati sicuramente anni non facili e nuovi per me. Però poi, alla fine di quei due anni, nell'estate del 2006, è successo "qualcosina" (la vittoria al Mondiale, ndr) che ha cambiato un po' le carte in tavola. E io sono rimasto".

Pensa ai suoi anni giovanili ("nel tema delle elementari "Cosa farò da grande" avrei voluto scrivere il calciatore ma non pensavo fosse un lavoro e così ho scritto 'il cuoco'"), al primo viaggio da Padova a Torino, che nei decenni successivi lo avrebbero portato a girare più volte il mondo, fino a Sydney e Delhi, anche se la famiglia lontana è oggi l'unico cruccio ("Mi mancano tanto"): "Dal dopo-Juventus è nato un viaggio totalmente nuovo e inaspettato per me - dice - sia per dove sono andato, per dove sono, e probabilmente anche per dove andrò. E' un viaggio che va oltre e che mi permetterà di capire cosa dovrò fare il giorno in cui smetterò".

Da un amore all'altro: "Io e Andrea Agnelli amiamo la stessa cosa, la Juventus. Lui la vive direttamente, io sto facendo un altro viaggio adesso, ma una chiacchierata davanti a una buona bottiglia di vino ancora non l'abbiamo fatta".

Magari per un ruolo manageriale? "Me lo auguro", risponde il neo quarantenne che si dice pronto, un domani, anche per un ruolo istituzionale nello sport: "Mi piacerebbe che lo sport avesse un ruolo più importante nella vita di tutti i giorni, nelle scuole e che la filosofia che sta alla base dell'attività sportiva fosse migliorata, questo si mi piacerebbe. E che si potesse in qualche modo, lavorare più di insieme, per il mondo dello sport. Platini è un esempio in questo senso. I calciatori preparati potrebbero dare molto. Mi auguro che possa accadere, senza nulla togliere a chi è stato o non sarà il "non-calciatore", perché ci sono tanti piccoli aspetti che, effettivamente, avendo vissuto il calcio, li puoi pesare e pensare in maniera diversa". Del Piero è pronto per il prossimo gol.

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