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Oltre 600 militari Usa esposti ad agenti chimici: il Pentagono non offrì controlli

Il Pentagono non riconobbe la portata dei casi segnalati.

WASHINGTON. Più di 600 militari americani sono stati esposti ad agenti chimici in Iraq fin dal 2003, ma il Pentagono fallì nel riconoscere la portata dei casi segnalati o di offrire un adeguato monitoraggio e trattamento a coloro che erano stati esposti. Lo riferisce il New York Times che cita un funzionario della Difesa. La divulgazione del Pentagono cambia la portata e i costi potenziali degli incontri degli Usa con le armi chimiche abbandonate durante l'occupazione dell'Iraq, casi che i militari non hanno riconosciuto per più di un decennio.

Intanto,  ha un nome l'uomo che afferma di aver ucciso Osama bin Laden: il Navy Seal che sostiene di aver colpito per tre volte alla testa il capo di al Qaida nel compound di Abbottabad si chiama Rob O'Neill. O'Neill, che ha 38 anni e viene da Butte in Montana, andra' sulla Fox questo fine settimana per raccontare la sua storia. Finora l'identita' del militare era rimasta segreta.

L'occasione e' la programmazione del documentario "The Man Who Killed Bin Laden", uno speciale  che sara' trasmesso sulla rete di Rupert Murdoch l'11 e il 12 novembre. Durante la presentazione ci sara' un'intervista esclusiva alla "testa di cuoio" che la notte del primo maggio 2011 sparo' a distanza ravvicinata i colpi che misero fine alla vita del ricercato numero uno al mondo, durante la missione Operation Neptune Spear in Pakistan. Il soldato finora era stato identificato come "The Shooter" e oltre a raccontare cosa vuol dire far parte dell'elite delle forze speciali americane, rivelera' anche dettagli sugli ultimi momenti di vita di Bin Laden e cio' che e' successo prima che esalasse l'ultimo respiro.

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