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Natalità in calo, culle vuote e asili più cari in Italia: le difficoltà delle neomamme

Secondo l'Istituto di ricerche, nel 2012 oltre il 22% delle madri occupate all'inizio della gravidanza, ha lasciato il lavoro a circa due anni dalla nascita del bambino (nel 2005 erano il 18%), nel Sud si tratta di un terzo

ROMA. Il bonus-mamme «si inserisce in un contesto di calo della natalità iniziato in termini assoluti nel 2009 e diventato via via più intenso nel corso della crisi (nel 2013 sono stati iscritti in anagrafe per nascita circa 514.300 bambini, oltre 60 mila in meno rispetto al 2008)».

L'Istat, in audizione in Parlamento sulla legge di Stabilità, illustra il contesto nel quale inciderà il nuovo bonus mamme, per fornire circa 80 euro alle famiglie con neonati nel 2015.

«Nonostante le neo-madri risultino sempre più istruite e presenti nel mercato del lavoro - spiega l'Istat - nel 2012 oltre il 22% delle madri occupate all'inizio della gravidanza, ha lasciato il lavoro a circa due anni dalla nascita del bambino (nel 2005 erano il 18%), nel Sud si tratta di un terzo. Inoltre, tra le donne che hanno mantenuto il lavoro crescono le difficoltà di conciliazione (dal 37 al 42,8%)».

La rete informale continua ad essere il supporto fondamentale per le madri, mentre diminuiscono i bambini che vanno al nido pubblico nel 2011 e prosegue il calo al Nord nel 2012.

Quasi un terzo della richiesta di asili nido da parte di madri lavoratrici rimane disattesa soprattutto perchè la retta è considerata troppo cara nel 50,2 per cento dei casi, in aumento di 20 punti rispetto al 2005. Infine, con riferimento alle adozioni, la platea potenziale dell'intervento può essere stimata in circa 4mila unità, corrispondenti al numero di adozioni (nazionali o internazionali) nel 2012.

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