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Palermo, i capolavori del Novecento siciliano risplendono a Palazzo Sant'Elia. Le foto

Sono 300 le opere in rassegna tra scultura, pittura, installazioni, video, fotografia e libri d’arte

PALERMO. Trecento capolavori del Novecento siciliano esposti nelle sale di Palazzo Sant'Elia, a Palermo, dal 3 novembre al 26 dicembre, per raccontare l’importante ricerca artistica che ha influenzato la cultura dell’intero Novecento, dagli anni ’30 fino ai nostri giorni. «Un secolo di arte siciliana vuol dire, in larga misura, un secolo di arte italiana – spiega Vittorio Sgarbi – Non è lo stesso per quasi nessun’altra regione, non per l’Emilia Romagna, nonostante Morandi e De Pisis; non per la Toscana, nonostante Soffici e Rosai; non per Roma, nonostante le due scuole romane. La Sicilia del Novecento, sia in letteratura sia nelle arti figurative, ha dato una quantità di artisti e scrittori che hanno contribuito in modo determinante a delineare l’identità prevalente della cultura italiana. Penso a Giovanni Gentile a Leonardo Sciascia, a Vitaliano Brancati, Tomasi di Lampedusa, Federico De Roberto e Lucio Piccolo, Gesualdo Bufalino e Manlio Sgalambro, con un’intensità e una densità di proposte che non hanno paragone».

Sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, “Artisti di Sicilia. Da Pirandello a Iudice”, a cura di Vittorio Sgarbi, è la grande collettiva realizzata da Exa - Mondi Nuovi, promossa da Fondazione Sant'Elia, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana, Comune di Palermo, Expo Milano 2015. La mostra è tra le iniziative che aprono la Settimana delle Culture.

“Artisti di Sicilia” riunisce per la prima volta in un unico luogo, la più importante produzione artistica isolana. Un'impresa colossale, già presentata a Favignana lo scorso luglio, e che in pochi mesi ha fatto parlare di sé sulle pagine delle più autorevoli testate nazionali e internazionali, (solo per citarne alcune: “Il Giornale”, “La Stampa”, “Il Corriere della Sera”, “Il Sole 24 Ore”, “Panorama”, “Il Messaggero”, “Il Mattino”, “The New York Times”, “Wall Street International”); e in trasmissioni televisive nazionali (“Tg1”, “Tg5”, “Rai Cultura” e “Sky Arte”).

Il “New York Times” l’ha definita “The exhibition of the century” (la mostra del secolo), già contesa dai più importanti musei internazionali. Ad oggi sono giunte agli organizzatori – Gianni Filippini (ideatore e produttore), Giovanni Lettini (direttore artistico) e Sara Pallavicini (direttore creativo) – richieste da New York, Londra, Parigi, Barcellona e Dubai. Per questo motivo la mostra si candida a bandiera dell'arte e della cultura italiana nel mondo: lo sarà a febbraio a Catania, ospitata dal Comune a Castello Ursino, dove rimarrà fino alla partenza per Londra e poi, a ottobre prossimo, a New York. E ancora una volta tocca agli americani ricordare agli italiani quello che rappresentano nel mondo dell'arte e della cultura. «Questo progetto culturale itinerante – interviene l’ideatore e produttore Gianni Filippini – prende vita dall’unione tra pubblico e privato. E infatti, dalla collaborazione con la Fondazione Sant'Elia nasce questa seconda tappa italiana, dopo quella di Favignana. Ma la vera novità consiste nel fatto che stiamo lavorando affinché questa mostra, a conclusione del suo ciclo, possa trasformarsi nel Museo del Novecento siciliano. Un progetto ambizioso che diverrebbe una realtà unica nel suo genere. Una mostra che si trasforma in museo permanente».

Si va dai maestri più antichi come Francesco Trombadori e Fausto Pirandello e dai futuristi, Pippo Rizzo e Giulio D’Anna, fino al mondo contemporaneo dei più giovani, padroni di un’esuberante creatività. Dalla grandezza solitaria di Renato Guttuso, alla purezza di Piero Guccione, trasmessa al Gruppo di Scicli; dal mondo realistico-sognante di Bruno Caruso, all’esoterismo di Casimiro Piccolo, al magico espressionismo di Lia Pasqualino Noto, alle sculture di Emilio Greco, Ugo Attardi e Cesare Inzerillo; fino ai giovani, dalla frenesia jazzistica di Alessandro Bazan alla natura selvaggia di Fulvio Di Piazza, all’esistenzialismo sensuale di Francesco De Grandi, ai relitti di civiltà industriale esibiti da Andrea Di Marco, alle combustioni di Paolo Madonia. Il film sul tema delle avanguardie di Elisabetta Sgarbi, la Scuola di Palermo, le solitudini di Renato Tosini, Croce Taravella, Piero Roccasalvo Rub, persino di Franco Battiato, le illuminazioni scenografiche di Pietro Carriglio. E i fotografi, Giovanni Chiaramonte, Luigi Nifosì, Giuseppe Leone, Angelo Pitrone.

Sono 300 le opere in mostra tra scultura, pittura, installazioni, video, fotografia e libri d’arte. «Rispetto alla precedente tappa di Favignana – spiega il direttore artistico Giovanni Lettini – la mostra, a Palermo, si arricchisce di cento nuovi pezzi, tra cui quattro oli di Renato Guttuso – “I tetti di Roma” (1941) prestato dalla Soprintendenza, mentre da collezioni private giungono “Nudo femminile” (1940), “I conquistatori” (1981), e il tragico “Rovine di Gibellina” (1970) – ma anche “Fabbrica” di Daniele Schmiedt, già esposto a Palazzo Sant’Elia, “Natura morta” di Francesco Trombadori, “Schermidori” olio su tela del 1929 di Pippo Rizzo; e ancora Paolo Schiavocampo, Mimì Lazzaro, Gino Morici, Antonio Sanfilippo, Pupino Samonà e Vittorio Corona».

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