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Elezioni nell'Ucraina dell'Est, trionfano i leader separatisti

MOSCA. Trionfo annunciato per i leader separatisti nel sud-est dell'Ucraina. Le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk hanno votato ieri per eleggere i loro presidenti e i loro parlamentari con una chiara sfida al governo di Kiev che ha subito trovato il sostegno del Cremlino.

Poco dopo la chiusura dei seggi, ignorando i duri moniti giunti da Kiev e dai suoi alleati occidentali, il ministero degli Esteri russo ha annunciato di ritenere valide le elezioni dei ribelli e di rispettare «la volontà espressa dai cittadini del sud-est» sottolineando l'alta affluenza alle urne: una dichiarazione che rischia di minare pericolosamente il già difficile processo di pace lanciato a settembre. Il governo ucraino - che oggi ha denunciato l'arrivo di nuove colonne militari dalla Russia - non ha infatti alcuna intenzione di perdere un'altra fetta di territorio dopo l'annessione della Crimea da parte di Mosca a marzo, e il presidente Petro Poroshenko ha promesso una risposta «adeguata» a queste elezioni che - ha tuonato - non sono che «una farsa sotto la minaccia dei carri armati».

Come primo passo le autorità ucraine hanno lanciato un'inchiesta contro gli organizzatori del voto separatista, accusandoli di voler «cambiare l'ordine costituzionale» e «prendere il potere». Ma Kiev si è scagliata anche contro gli «osservatori internazionali» che hanno seguito le elezioni, annunciando che saranno dichiarati «persone non grate» e non potranno mettere piede in territorio ucraino.

A una settimana dalle legislative che hanno visto trionfare in Ucraina i partiti filo-occidentali, i filorussi del sud-est sono andati alle urne con l'obiettivo dichiarato di legittimare il loro potere sui territori che occupano militarmente nelle regioni di Donetsk e Lugansk. Ma secondo il nuovo responsabile della diplomazia dell'Ue, Federica Mogherini, le elezioni separatiste sono «illegali» e rappresentano «un nuovo ostacolo» sulla via di una soluzione pacifica del conflitto.

Le elezioni nelle repubbliche separatiste hanno infatti dato vita a un nuovo aspro braccio di ferro tra Mosca e Occidente, proprio mentre la tensione tra Ucraina e Russia torna alle stelle e si intensificano i combattimenti nel sud-est in cui, secondo l'Onu, in sei mesi sono morte più di 4.000 persone, tra cui molti civili.

Il Consiglio di sicurezza nazionale di Kiev oggi ha denunciato che «continua l'intenso spostamento di mezzi militari e truppe dal territorio russo» nel sud-est ucraino controllato dai separatisti: una chiara accusa alla Russia, da cui per il momento non arrivano segnali di distensione. Anzi, il vice presidente della Duma, Mikhail Marghelov, ha avvertito Kiev che sarà «obbligata a riconoscere» il voto separatista per «una questione di guerra o di pace».

In realtà gli accordi di Minsk del 5 settembre - gli stessi che hanno lanciato la fragile tregua sempre più spesso violata - prevedono una larga autonomia per il sud-est ed elezioni locali nell'ottica di un decentramento del potere, ma non l'indipendenza del Donbass da Kiev. E per questo le autorità ucraine hanno accordato ad alcune aree della regione uno 'status specialè per tre anni e hanno fissato le elezioni locali per il 7 dicembre (e non per il 2 novembre).

Per quanto riguarda i risultati delle elezioni, nell'autoproclamata repubblica di Donetsk ha stravinto come ci si aspettava il leader dei ribelli: il premier Aleksandr Zakharcenko, secondo un exit poll, è stato eletto presidente raccogliendo addirittura l'81,37% delle preferenze e ha trionfato anche in parlamento con il suo partito «Repubblica di Donetsk» che, secondo la stessa fonte, avrebbe ricevuto il 65,11% dei voti. L'Ucraina «non vuole la pace» e «fa il doppio gioco», è stata la prima dichiarazione a caldo di Zakhartchenko.

Anche nell'altra repubblica separatista, quella di Lugansk, è scontata la vittoria del leader locale dei ribelli: Igor Plotnitski, un ex militare nostalgico dell'epoca sovietica. A non essere chiaro - visto che più di 930mila persone hanno dovuto lasciare le loro case - è invece il numero degli elettori. Inoltre, secondo alcune fonti, le autorità filorusse hanno impedito la registrazione di alcuni partiti che avrebbero potuto in teoria fare concorrenza ai due capi separatisti che si apprestano a salire sulle poltrone più importanti delle loro autoproclamate repubbliche.

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