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Traghetto affondò, 300 vittime: chiesta la pena di morte per il capitano

Lee Joon-Seok è imputato davanti al Tribunale di Gwangiu per «omicidio per negligenza aggravata». Nel corso del processo ha detto di «meritare» la pena capitale

SEOUL. La pena di morte è stata chiesta lunedì dall'accusa al processo in Corea del Sud contro il comandante del traghetto Sewol, affondato nell'aprile scorso facendo oltre 300 morti, in gran parte liceali in gita scolastica. Il capitano Lee Joon-Seok è imputato davanti al Tribunale di Gwangiu per «omicidio per negligenza aggravata». Nel corso del processo ha detto di «meritare» la pena capitale, ma ha respinto l'accusa di aver sacrificato i passeggeri per salvarsi la vita.

La tragedia del traghetto Sewol è stato per mesi un caso in Corea del Sud, dove la morte delle oltre 300 vittime è stata davvero molto, molto sentita. Qualche mese fa era stata identificata la sama Yoo Byung-un, 73 anni, proprietario del traghetto. Il corpo era stato trovato il 12 giugno scorso in avanzato stato di decomposizione, e solo oggi è arrivata la risposta del dna. Probabilmente si è trattato di un suicidio.  Byung-un, al momento del ritrovamento del cadavere, era l'uomo più ricercato del paese.  La polizia e la procura sudcoreana avevano offerto una taglia da 500mila dollari a chiunque potesse fornire informazioni su di lui.

Quel che è certo è che sono scoppiate polemiche incandescenti quando finalmente il capo della polizia locale, Woo Hyung-ho, ha ufficializzato in diretta tv il riconoscimento. E' vero, il cadavere era di per sè irriconoscibile: accanto era però stato recuperato un libro a carattere vagamente religioso, scritto dallo stesso Yoo nel 1995, quando stava scontando 4 anni di carcere per truffa. "All'epoca non sapevamo che ne fosse lui l'autore, ammettiamo di non aver operato alla perfezione", si è giustificato Woo, peraltro immediatamente destituito. Yoo Byung-un era un controverso magnate a capo di un impero economico con interessi ramificati nei settori più disparati, noto soprattutto per controllare di fatto, attraverso le quote societarie intestate ai figli, la compagnia armatrice 'Chonghaejin Marine Limited' cui apparteneva il Sewol, il traghetto affondato nel Mar Giallo il 16 aprile scorso con 476 persone a bordo tra equipaggio e passeggeri, compresi 352 studenti, solo 172 delle quali si salvarono.

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