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Pazienti curati "a pezzi": troppe le visite specialistiche

L'allarme è della società italiana di Medicina Interna, che apre oggi il suo congresso a Roma

ROMA. Il paziente italiano medio viene visitato 'a pezzi', con una serie di esami e controlli specialistici che spesso si rivelano non solo inutili ma anche dannosi. L'allarme è della società italiana di Medicina Interna, che apre oggi il suo congresso a Roma, secondo cui invece si fa poco ricorso alla figura dell'internista, che come 'medico della complessità' sarebbe invece quello più adatto a visitare malati sempre più 'multimalattia'.

In Italia in media si fanno 64 milioni di visite specialistiche all'anno per circa un miliardo di spesa. ''Quasi la metà dei pazienti adulti soffre di almeno due malattie - sottolinea la Simi - e per questo andrebbe valutata in modo globale, individuando la patologia principale e quelle "accessorie" per adottare un piano terapeutico efficace e adeguato''. Sono invece appena 3,2 milioni le visite specialistiche che coinvolgono gli internisti italiani, 'i medici della complessità', mentre per ridurre i costi e migliorare l'assistenza, le visite internistiche dovrebbero arrivare a circa 6 milioni.

''Troppe visite specialistiche significano sprechi economici per il Paese e soprattutto si traducono in un livello di inappropriatezza clinica nella gestione dei pazienti - spiega Gino Roberto Corazza, presidente Simi -. Gli esempi sono molteplici: in una cittadina da 80.000 abitanti come Como si sono registrate nel 2013 ben 800.000 visite specialistiche; a Napoli sono oltre 250.000 ma si stima che almeno il 20% sia inutile; in Liguria si arriva alla media di 20 visite specialistiche all'anno per cittadino, un'enormità. Tutto questo però non significa appunto essere curati meglio: i pazienti visti "a pezzi" da troppi medici sono più spesso sottoposti a esami inappropriati o ripetuti, ma soprattutto a politerapie costose e perfino rischiose''. Secondo le stime sono oltre otto milioni gli italiani con due o più malattie croniche e anche se la maggioranza ha più di 55 anni e la vera "epidemia" riguarda gli over 65, perché in 4,5 milioni hanno almeno due patologie da combattere, la vera emergenza sono i "giovani" fra 45 e 65 anni.

In questa fascia d'età sono circa 2 milioni i pazienti con due o più malattie croniche, in continuo aumento come gli under 45 che raggiungono 1,5 milioni di casi. ''Oggi siamo sempre più spesso di fronte a una "nuova specie" di pazienti complessi, con un insieme di malattie che minacciano lo stato di salute complessivo e che non si possono affrontare applicando le linee guida per ogni singola patologia - afferma Corazza -. Occorre un approccio onnicomprensivo diverso da quello specialistico''.

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