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Da cantina a rifugio, riapre a Roma il bunker di Mussolini. Le immagini

ROMA. Uno stretto corridoio, lungo di più di 60 metri con un'entrata fino a ieri confusa tra gli alberi. Dentro, appena un paio di nicchie dove ancora oggi si possono vedere uno scrittoio, una branda per appoggiare i bambini, un gabinetto di decenza e un telefono per comunicare con l'esterno. Ma anche un sofisticato impianto di aerazione e filtraggio, in grado di garantire ossigeno a 15 persone per 3-6 ore, più porte antigas e antisoffio.

Qui Benito Mussolini pensava di ripararsi dai primi attacchi della guerra, nel primo rifugio bellico allestito sin dal 1940 nella sua residenza di Villa Torlonia (dove visse dal '29 al '43), che da oggi apre per la prima volta le «porte» al pubblico, in un percorso che dopo sei anni di chiusura recupera anche gli altri due bunker, ricavati successivamente sotto al Casino Nobile.

Un progetto, frutto della collaborazione tra Roma Capitale, Sovrintendenza capitolina e l'Associazione culturale Ricerche Speleo-archeologiche Sotterranei di Roma (che gestirà le visite guidate) e che, commenta il Sindaco Ignazio Marino, «ci ricorda quanto sia importante coltivare la memoria, anche in un'Europa che grazie a Dio ha superato quei nazionalismi che portarono alle guerre».

Ricavato dalle vecchie cantine di vino dei Torlonia, quel primo rifugio pur ben attrezzato (aveva tre uscite: accanto al teatro, al Campo dei Tornei dove il Duce giocava a tennis e in un pozzo)e «nascosto» sotto il laghetto del Fucino, non era però davvero sicuro, coperto solo da alcuni metri di tufo e così distante dal palazzo. Ecco allora che Mussolini ne volle un altro a cui accedere proprio dal Casino Nobile, progettando intanto quello più «celebre» e ipertecnologico, ma mai ultimato, scavato nel 1942 sei metri e mezzo sotto il livello del terreno, con una copertura in cemento armato spessa 4 metri e pareti a forma di cilindro per attutire le onde d'urto delle bombe.

«Mancavano solo le tecnologie e sarebbe stato un rifugio in grado di sopportare anche un attacco atomico», racconta Lorenzo Grassi, coordinatore del progetto per Sotterranei di Roma. A testimoniare le lungaggini dei lavori, anche gli appunti con le lamentele di Mussolini sui costi e i tempi di Roma, che esposti nel percorso strappano un sorriso e un sospiro a Marino e all'ex sindaco Valter Veltroni, il primo nel 2006 ad aprire il bunker al pubblico.

Ma le testimonianze riprodotte nei lunghi corridoi raccontano anche i bombardamenti su Roma, la rete di rifugi e sirene antiaeree (ben 4 chilometri) che la città conserva ancora. E poi l'armistizio con la voce di Badoglio in una radio d'epoca e il progetto di uccidere Mussolini bombardando contemporaneamente Palazzo Venezia e Villa Torlonia il 19 luglio del '43, annullato in extremis da Churchill perchè avrebbe regalato ulteriore popolarità al Duce, con gravissime perdite tra i civili.

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