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"La morte ti fa bella", la moda del lutto come stile di vita: abiti in mostra a New York. Le foto

Per le donne di buona famiglia dell'epoca, l'abito da lutto non era solo espressione di un dolore ma anche espressione, appunto, di status sociale e gusto

NEW YORK. La regina Vittoria fece del lutto il suo stile di vita, mentre a livello immaginario Rossella O'Hara, protagonista di 'Via col Vento', lo visse all'insegna della trasgressione. Due donne dell'Ottocento, due modi di vivere la vedovanza e due modi di 'vestire' il lutto. 'Death Becomes Her' (La Morte ti fa bella), che fino al febbraio dell'anno prossimo sarà in mostra nel padiglione 'Anna Wintour' al Metropolitan Museum, celebra l'evoluzione dell'abito funerario dal 1815 al 1915, nonchè il modo di vivere il lutto da parte della donna.  Trenta abiti che mostrano quanto i canoni dell'alta moda abbiano influito sulle esigenze sartoriali durante il periodo di lutto.

Ma non solo abiti perchè 'portare' il lutto ha avuto anche implicazioni sociali e spesso di carattere sessista/sessuale per le vedove.  «La vedova coperta dal velo - ha detto Harold Koda, curatore del Costume Institute e co-curatore della mostra con Jessica Regan - poteva suscitare sia compassione oppure avance da parte di uomini a caccia. Una donna con esperienza sessuale, infatti, e senza obblighi matrimoniali era spesso immaginata come una potenziale minaccia nei confronti del cosiddetto ordine sociale».

'Death Becomes Her' (tra l'altro titolo anche di un famoso film del 1992 con Meryl Streep e Goldie Hawn) è nata quasi per caso durante un processo di ricerca dell'evoluzione dell'abito di colore nero nella moda durante il 19esimo secolo. «Ci siamo accorti - ha detto la Regan - che la maggior parte dei abiti in nero erano da funerale o da lutto». Per le donne di buona famiglia dell'epoca, l'abito da lutto non era solo espressione di un dolore ma anche espressione, appunto, di status sociale e gusto. «Sia in America che in Europa - continua la Regan - la mise della vedova ha imitato le tendenza della moda del tempo al punto da suggerire che l'austerità imposta dalla società non precludeva di vestire anche 'alla modà. Ciò che tuttavia faceva la differenza tra l'abito di alta moda e quello da lutto era nel tessuto.

«Il cosiddetto 'crespo' da lutto usato per questi abiti - ha spiegato Koda - era una seta tipo 'cartonatà che spogliava il materiale della sua lucentezza e lo rendeva più consono ad una vedova in lutto». Gli abiti in mostra sono uno spaccato anche sui diversi 'stadi' del lutto e riflettono un evoluzione della palette di colori che va dal nero tinta unica al momento della morte del congiunto a sfumature più chiare o a anche all'uso di un colore diverso, come il grigio o il marroncino, man mano che si esauriva il periodo imposto per il lutto.

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