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Isis, la Turchia nega le basi agli americani: i curdi contrattaccano a Kobane

Finora i raid portati dagli americani contro lo Stato Islamico sono partiti esclusivamente dalle basi di Emirati Arabi, Kuwait e Qatar

BEIRUT. I miliziani curdi hanno messo a segno oggi una limitata controffensiva a Kobane, ma continuano a combattere strada per strada per impedire ai jihadisti dello Stato islamico (Isis) di impadronirsi di questa città nel nord della Siria. Intanto da oltre confine, a distanza di pochi chilometri, l'esercito turco continua ad assistere ai combattimenti senza dar segno di volere intervenire. E Ankara ha anche detto di non avere raggiunto alcun accordo per concedere una sua base aerea per i bombardamenti americani sui jihadisti, smentendo così una notizia arrivata alcune ore prima da Washington.

Lo scambio di dichiarazioni, fatte attraverso fonti anonime, è la conferma di quanto siano ancora distanti le posizioni di Usa e Turchia sulla guerra all'Isis. Ankara è restia ad aiutare le forze curde siriane dell'Ypg, alleate con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che si batte da 30 anni per l'indipendenza dalla Turchia. Inoltre ritiene che i raid aerei contro i campi jihadisti potrebbero rafforzare il presidente siriano Bashar al-Assad, che invece vorrebbe vedere abbattuto. Le autorità turche hanno inoltre posto come pre-condizione per la loro partecipazione all'intervento militare, la creazione di una zona cuscinetto e di una no-fly zone nel nord della Siria. "La nostra posizione è chiara, non vi è un nuovo accordo" con gli Stati Uniti per l'utilizzo della base di Incirlik, ha specificato una fonte turca citata dall'agenzia Afp, aggiungendo che "i negoziati continuano sulla base delle condizioni già poste dalla Turchia". Alcune ore prima, invece, un funzionario della Difesa americana aveva detto che un accordo di massima era stato raggiunto e si trattava ormai solo di mettere a punto "i dettagli dell'utilizzo delle basi turche". Gli aerei americani operano già da tempo nella base di Incirlik, dove sono presenti 1.500 uomini. Ma finora i raid portati dagli americani contro lo Stato Islamico sono partiti esclusivamente dalle basi aeree di Emirati Arabi, Kuwait e Qatar.

Almeno cinque raid della Coalizione guidata dagli Usa hanno colpito anche oggi le postazioni dell'Isis dentro e attorno a Kobane, permettendo alle milizie curde di lanciare un contrattacco, secondo l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus). In particolare i curdi hanno ripreso il controllo di due postazioni nel sud della città, uccidendo 13 jihadisti, e sono avanzate anche nel settore est. Ma intensi combattimenti sono scoppiati anche a ridosso della frontiera con la Turchia, con due colpi di artiglieria sparati dai jihadisti che sono caduti sul valico di confine. Scontri proseguono anche all'interno della città, in particolare ad ovest del 'quadrato di sicurezza' che ospitava il quartier generale dell'Ypg, conquistato alcuni giorni fa dallo Stato islamico. Qui un membro dell'Isis si è fatto saltare in aria a bordo di un'autobomba.

In Iraq, invece, l'Isis è ancora all'offensiva nella provincia di Al Anbar, ad ovest di Baghdad. A Ramadi, capoluogo della provincia, è stato revocato oggi il coprifuoco imposto ieri dopo che il capo della polizia locale, il generale Ahmad Saddak al Dulaimi, è morto ieri in un attentato in cui era rimasto ucciso anche un fotogiornalista, Emad Amer Latufy. Ma i miliziani dello Stato islamico hanno preso oggi il controllo della regione di Hit, 150 chilometri a ovest di Baghdad, secondo la televisione panaraba Al Jazira. L'esercito iracheno, ha detto il corrispondente da Baghdad, ha affermato di avere eseguito una "ritirata strategica", lasciando Hit nelle mani dell'Isis, due settimane dopo l'inizio di un'offensiva jihadista nella regione: il risultato è una nuova ondata di profughi, con l'Onu che riferisce di 180mila persone in fuga. A Baghdad intanto stasera almeno 30 persone sono state uccise e oltre 60 ferite in tre nuovi attentati esplosivi avvenuti in quartieri sciiti.

 

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