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Crocetta-Pd, ancora scontri. I cuperliani confermano: voteremo contro Scilabra

L’area Cracolici favorevole alla sfiducia per l’assessore, in programma all’Ars mercoledì. Il presidente riunisce il Megafono e conferma l’ingresso fra i Democratici. Malafarina: ma Raciti si dimetta

PALERMO. A vuoto gli appelli, inutili almeno fino a ora le mediazioni tentate dai renziani. I cuperliani del Pd dicono ancora una volta no a Crocetta, non torneranno a sostenere il governo e per questo motivo già mercoledì voteranno la mozione di censura all’assessore alla Formazione Nelli Scilabra. E così va in scena un’altra giornata da tutti contro tutti.

In mattinata Crocetta ha aperto la convention del Megafono a Taormina confermando l’ingresso di quattro deputati su cinque nel gruppo parlamentare del Pd (il siracusano Coltraro potrebbe invece mollare l’area crocettiana). Ma soprattutto il presidente ha confermato che «se passasse la proposta dei renziani di azzerare tutte le cariche del Pd all’Ars e in giunta, lui non ostacolerebbe la ricomposizione dell’equilibrio».

Ma a un Crocetta ter, «figlio» della pace, Antonello Cracolici e il segretario Fausto Raciti non credono. Non si fidano. «Crocetta - ha detto Cracolici - è ormai isolato nella sua fortezza a Palazzo d’Orleans». E il segretario ha aggiunto che «non è con un rimpastino che il dialogo potrà ripartire. Tra l’altro, se vogliono ricucire dialoghino col partito siciliano e non a livello romano». Messaggio rivolto a Beppe Lumia e Davide Faraone, che da giorni provano a fare i pontieri fra governo e cuperliani.

Il tentativo che i renziani stanno ancora portando avanti è proprio quello di portare fra qualche giorno al tavolo dei cuperliani la disponibilità di Crocetta a ridiscutere tutto e ripartire da capo. Ma il tempo è poco per mediare, visto che mercoledì si vota la mozione di censura alla Scilabra e da lì in poi potrebbero restare solo macerie. Cracolici e Raciti confermano infatti che «almeno dieci deputati del Pd, se non di più, sono pronti a votare contro l’assessore alla Formazione. Se Crocetta non risolve il problema, lo risolverà l’Ars». Anche in questo caso il messaggio è chiaro: le dimissioni dell’assessore-simbolo della giunta Crocetta potrebbero essere la scintilla da cui ripartire «per ridiscutere tutto». Sotto traccia questa soluzione è da giorni suggerita anche dai renziani. Ma fino a ora Crocetta ha detto no malgrado i numeri all’Ars - vista la convergenza di centrodestra, grillini e Pd - sembrino già una condanna. Si vedrà, da qui a mercoledì mattina.

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