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Antonio Conte cambia un po' l'Italia
L'imperativo è: "testa bassa e pedalare"

TÀQALI (MALTA). Antonio Conte cambia qualcosa nell'Italia, ma non le sue certezze. Anche a dispetto dei primi mugugni, dopo la sofferta vittoria contro l'Azerbaigian. «Siamo come un ciclista all'inizio della tappa, testa bassa e pedalare senza ascoltare nè elogi nè critiche: non dimentichiamo però che siamo insieme solo da un mese, e stiamo già costruendo qualcosa di bello», dice il commissario tecnico azzurro alla vigilia della partita con Malta.

«Bel gioco o vittoria? Ho sempre impostato le mie squadre per fare la partita, qualunque sia l'avversario: chiedo aggressività, riconquista palla, movimenti nello spazio, pallino del gioco sempre in mano. Lo stesso sto facendo con questa nazionale. Mi piacerebbe - conclude - essere un selezionatore come Bearzot o Sacchi, ma solo per i loro risultati. E invece sono un allenatore che vuole fare della nazionale una squadra di club col suo marchio, e mi pare già si veda. Se siamo a questo dubbio vittoria o gioco ora, un pò mi preoccupo...», è l'unico accenno di fastidio trattenuto, 24 ore prima di tornare in campo per le qualificazioni a Euro2016.

Contro Malta allenata da un vecchio italianista, Pietro Ghedin, l'obiettivo è una vittoria che porterebbe gli azzurri allo scontro diretto di novembre contro la Croazia a punteggio pieno; e consegnerebbe al suo ct il piccolo record di quattro successi di seguito alla partenza. Ma c'è di più, nella testa di Conte: convincere tutti che contro l'Azerbaigian non è stato un passo indietro. Due giorni fa a Palermo sono arrivati punti preziosi in una partita rocambolesca («ho detto che ci è mancata cattiveria contro gli azeri, ma guardate che abbiamo tirato in porta 22 volte: avessimo pareggiato, sì che mi sarei incazzato...»). Ma è la fatica dell'impegno ravvicinato, più che le difficoltà incontrate venerdì contro una squadra che difendeva in 11, a consigliare qualche modifica alla formazione iniziale. Sempre all'insegna della 'famè, più che dalla fama.

Così contro le barricate della nazionale numero 115 al mondo la possibile novità è Pellè; il Billy Elliot azzurro ha cominciato come ballerino, ha proseguito da emigrante del gol e ora è vicino, a 29 anni, al suo esordio assoluto in una nazionale che Conte non ha paura di definire 'ignorante'. «Quando Immobile e Zaza si sono chiamati così, mi è piaciuto: dico ignorante in senso buono, ovvio. Vuol dire cattivo, determinato. E a me non dà fastidio se definite la mia Italia 'gregaria'. Per qualcuno sminuisce, per me assolutamente no: il gregario pensa con il noi, il fenomeno con l'io ma con i fenomeni lo sapete dove si va a finire...», la frecciata del nuovo ct al passato targato Balotelli.

Il presente azzurro, ricorda invece Conte, è fatto di una bella vittoria alla partenza «contro l'Olanda, terza nazionale al mondo; di un successo in Norvegia come non capitava da 70 anni; e di un girone a punteggio pieno». Il futuro immediato, una scelta delicata a centrocampo: Pirlo sì o Pirlo no? «Andrea contro l'Azerbaigian si è comportato bene; ma viene da 45 giorni di fermo, ha giocato in modo inaspettato due partite in pochi giorni compresa quella con la Roma...Ne terremo conto.

Considerando anche che Verratti è recuperato e nelle condizioni migliori per giocare». Dall'inizio, a quanto trapela dalle poche indicazioni del ct, piuttosto che in staffetta con il regista azzurro. Più scontati invece i cambi sulle corsie esterne, con Candreva e Pasqual provati prima di partite per Malta al posto di Darmian e De Sciglio: serve un turno di riposo ai terzini, e soprattutto più spinta offensiva. Quanto a Pellè, «è un'opzione, perchè non convoco nessuno solo per dare un premio». Giovinco invece resta il giocatore che 'scardinà la partita quando «si creano difficoltà», dunque un possibile cambio.

Soprattutto se come contro gli azeri anche contro i semidilettanti di Malta si riproporrà la formula del 'tutti dietro la palla a difendere lo zero a zero'. «Non dimentichiamoci che per fare bel gioco bisogna essere in due - conclude Conte - Se una crea e l'altra distrugge, come dice Buffon il calcio champagne non si vede. Nel nostro piccolo o nel nostro grande, stiamo creando qualcosa di bello». E nelle corse a tappe, si sa, la vittoria finale si costruisce ogni giorno.

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