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Renzo Bossi: "Altro che politica, ora mi occupo di agricoltura"

Il figlio del fondatore della Lega Nord Umberto si è dato all'agricoltura biologica nella fattoria in provincia di Varese del fratello Roberto Libertà, di due anni più giovane, dopo essersi ritirato dalla vita politica

MILANO. «Ora faccio l'imprenditore agricolo, si sta bene, meglio che in politica...». Parola di Renzo Bossi, figlio del fondatore della Lega Nord Umberto Bossi, che si è dato all'agricoltura biologica nella fattoria in provincia di Varese del fratello Roberto Libertà, di due anni più giovane, dopo essersi ritirato dalla vita politica. Il 'trota', 26 anni, si è presentato al Palazzo di Giustizia di Milano in compagnia del fratello maggiore, Riccardo, per assistere alla prima udienza preliminare davanti al gup Carlo Ottone De Marchi nel procedimento che li vede imputati insieme al padre, Umberto, all'ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito e ad altre cinque persone per le presunte irregolarità nella gestione dei fondi della Lega Nord e una truffa ai danni dello Stato di circa 40 milioni di euro.

La stessa inchiesta che decretò la fine della sua breve carriera politica, iniziata nel 2010 con l'elezione nel Consiglio regionale della Lombardia nelle file della Lega Nord con 12.893 preferenze. Il 9 aprile 2012 Renzo Bossi rassegnò le dimissioni, in seguito alle accuse di aver aver utilizzato rimborsi elettorali destinati alla Lega Nord per fini personali, come l'acquisto della laurea conseguita in Albania, e iniziò a lavorare nell'azienda agricola.

Giacca nera e cravatta, occhiali griffati, all'uscita Renzo Bossi ha preferito non parlare dell'udienza, ma si è soffermato sulla sua attuale occupazione. «Sto bene - ha spiegato -, sono in un'azienda agricola e si lavora. Siamo due fratelli e lavoriamo entrambi - ha concluso -, faccio l'imprenditore agricolo ed è una bella professione». Mentre Renzo Bossi era in aula è stato impedito a giornalisti e fotografi l'accesso al corridoio centrale del settimo piano del Palazzo di giustizia di Milano, dove si è tenuta l'udienza. Misure simili erano state adottare in passato solo per l'arrivo di personaggi di primo piano del mondo della politica, come ad esempio Silvio Berlusconi.

Sul fronte del procedimento, oggi la Lega Nord si è costituita parte civile contro tre imputati, l'ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito, l'imprenditore Stefano Bonet e il commercialista Paolo Scala, ma non nei confronti di Umberto Bossi e dei suoi figli Renzo e Riccardo, accusati a vario titolo di truffa aggravata ai danni dello Stato, appropriazione indebita e riciclaggio. Le difese hanno sollevato anche un'eccezione di incompetenza territoriale (chiedendo di trasferire il procedimento al Tribunale di Genova) basata sul fatto che il profitto dell'ultimo degli episodi di truffa contestati sarebbe stato realizzato nella città ligure, dove Belsito aveva spostato un conto corrente della Lega presso un operatore di sua fiducia. Il pm Roberto Pellicano, titolare del fascicolo insieme al collega Paolo Filippini, si è opposto e il gup deciderà nella prossima udienza, il 17 ottobre.

Pende davanti al gup anche la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura per l'ex vicepresidente del Senato Rosi Mauro, a cui i pm contestavano di essersi appropriata indebitamente di contributi pubblici per 99mila euro. Il procedimento riguarda oltre 40 milioni di euro di rimborsi elettorali incassati, secondo l'accusa, illecitamente dalla Lega quando a guidarla era ancora Umberto Bossi. Soldi pubblici, ipotizza la Procura milanese, finiti nelle casse del Carroccio presentando a Camera e Senato rendiconti irregolari e di cui poi circa mezzo milione sarebbero serviti a Bossi e ai suoi figli per pagare una serie di spese personali: multe, lavori per la casa di Gemonio, vestiti, gioielli, una macchina nuova e anche la laurea in Albania del 'trota'.

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