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Nozze gay, Mirabelli: «Il legislatore non sia condizionato da pressioni»

Il parere del presidente emerito della Corte Costituzionale e docente alla facoltà di Giurisprudenza di Tor Vergata a Roma

Esiste una legge e va rispettata fino a quando non sarà modificata. «Ma il legislatore deve operare dopo valutazioni politiche autonome, non perché tirato da una parte o da un'altra con pressioni e fughe in avanti». Il professor Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale e docente alla facoltà di Giurisprudenza di Tor Vergata a Roma, analizza con prudenza la svolta impressa dall'annuncio del ministro dell'Interno di una circolare che mette paletti ben definiti all'operato dei sindaci in materia di riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali. In particolare, Alfano, attraverso l'azione dei prefetti, vuole porre un limite ai «provvedimenti sindacali che prescrivono agli ufficiali di stato civile di provvedere alla trascrizione dei matrimoni celebrati all'estero tra persone dello stesso sesso - dice Alfano -. Tali “direttive”, ad ogni evidenza, non sono conformi al quadro normativo vigente. E ciò in quanto la disciplina dell'eventuale equiparazione dei matrimoni omosessuali a quelli celebrati tra persone di sesso diverso e la conseguente trascrizione di tali unioni nei registri dello stato civile rientrano nella competenza esclusiva del legislatore nazionale».

Professor Mirabelli, come valuta questa posizione di Alfano? Rientra tra le prerogative del ministro dell'Interno?

«La risposta è positiva. Sì, il ministro dell'Interno può emanare una circolare in cui dà queste indicazioni, perché il sindaco tiene il registro di stato civile in un Comune non in quanto ente locale, ma in quanto ufficiale del governo. Quindi, esiste una competenza governativa a disciplinare questi atti secondo le regole giuridiche esistenti».

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