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L’India su Marte: orgoglio e polemiche per la sonda sul «pianeta rosso»

È la quarta superpotenza ad atterrarvi dopo Usa, Europa e Russia. E soprattutto battendo la «concorrenza» della Cina

PALERMO. Sarebbe facile ironizzare sulla grandeur indiana, un Paese dove ancora milioni di persone soffrono la fame, con la popolazione rigidamente suddivisa in «caste» e nel quale, però, si conduce in porto una missione straordinaria e da primato: una sonda spaziale interamente progettata e costruita in India, gira attorno a Marte. Missione compiuta al primo colpo, e questo è un record mondiale. Ora l'India fa parte di un club molto esclusivo che la vede insieme solo a Stati Uniti, Unione Europea e Russia. Solo che gli altri «soci» del club per fare il girotondo attorno al pianeta rosso, hanno speso una quaresima. L'India «solo» 71 milioni di dollari, un altro record che il nuovo premier del paese, Narendra Modi, ha commentato con infallibile «fiuto mediatico» paragonando la spesa della missione al costo di un film, per giunta «in tema». «Il film Gravity - ha detto rivolto a quasi un miliardo di indiani - è costato 100 milioni di dollari. Noi abbiamo speso 30 milioni in meno per andare su Marte».

La sonda si chiama Mangalyaam che in indiano vuol dire Veicolo di Marte ed è entrata nell'orbita del Pianeta Rosso senza alcuna difficoltà, nel pieno rispetto del programma. «Siamo entrato nello Storia dell'esplorazione spaziale», ha detto il premier che ha seguito di persona l'ultima fase del viaggio dal centro di controllo dell'Indian Space Research Organization (Isro) di Peenya, vicino al polo hi-tech di Bangalore. Un viaggio di ben 666 milioni di chilometri che ha portato Mangalyaam a sistemarsi su un'orbita ellittica molto eccentrica che le consentirà di sorvolare il pianete a una distanza minima di 423 chilometri e massima di 80 mila.

La sonda è stata lanciata il 5 novembre dell'anno scorso dal Centro Spaziale Satish Dhawa presso Sriharikota e il suo arrivo su Marte ha provocato un'ondata di orgoglio nazionale, appena velata da critiche. L'orgoglio è quello di essere riusciti in un'impresa che produce un enorme prestigio internazionale e di averlo fatto al primo colpo. Il premier ha ricordato che «su 50 missioni finora tentate, 31 sono fallite». Ma la soddisfazione principale è certamente quella di essere riusciti nell'impresa battendo la Cina, già protagonista di uno dei tentativi falliti per un difetto del vettore.

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