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"La leggenda di Tex", in 200 tavole il ranger eroe del fumetto

Venduto a 15 lire, il piccolo albo a striscia debuttò in edicola nel 1948, toccando in breve le 45 mila copie vendute a settimana

MILANO. Praterie e deserti, diligenze e indiani, banditi e fortini: benvenuti nel selvaggio West di Tex Willer, ranger amico degli indiani, antischiavista e antirazzista. Un eroe in edicola da 66 anni cui Wow Spazio Fumetto dal 4 ottobre dedica la mostra 'La leggenda di Tex' con oltre 200 tavole originali disegnate da Galep per illustrare le storie di Gianluigi Bonelli. Venduto a 15 lire, il piccolo albo a striscia di Tex debuttò in edicola nel 1948, toccando in breve le 45 mila copie vendute a settimana. In tutto uscirono nelle edicole, con periodicità settimanale, 973 albi a striscia, suddivisi in 36 serie, i cui resi venivano accorpati in raccoltine. Nel 1952 la prima ristampa cronologica in formato albo, collana quindicinale che chiuse i battenti nel 1960.

Le rese di questi albi, raccolte in 29 volumetti, uscirono tra il 1954 e il 1957 nella prima serie «gigante», rarissima. Il gradimento per questi volumetti convinse l'editore a creare nel 1958 la nuova serie di «Tex Gigante», che ristampò tutte le avventure apparse prima nelle
strisce (fino al 1967) per proseguire con le nuove avventure. La formula del successo di Tex è da ricercare nel mito del West. Quello raccontato da Bonelli e disegnato da Galep è infatti lo stesso West con cui i ragazzi dell'epoca si riempivano gli occhi al cinema: spazi sconfinati arsi dal sole,eroi senza macchia e spietati criminali, duelli all'ultimo sangue e giustizia al suono delle Colt. Un West rivisto con la lente del mito, cui gli autori aggiungono nuovi elementi: per i bianchi Tex è l'agente indiano della Riserva Navajo e un ranger dalla mira infallibile, per gli indiani è Aquila della Notte, saggio capo bianco e fratello di ogni uomo rosso.

Combatte la Guerra Civile con il Nord, pur essendo texano, e lotta per la libertà del Messico con l'amico Montales. Amante del fumetto di avventura statunitense, Galep si richiama per l'aspetto di Tex inizialmente all'attore Gary Cooper, mentre i paesaggi del West sono quelli della Sardegna dove è cresciuto. In mostra, tra le oltre 200 tavole originali, la mitica copertina de «La Mano Rossa» (storico n. 1 del Tex gigante), le storie più amate del ranger, come «Sangue navajo» e «Tex contro Mefisto», e vari numeri-anniversario, come il n. 100 «SuperTex» e il commovente numero n. 400, la copertina d'addio di Galep, con Tex che saluta i suoi lettori allontanandosi a cavallo. E poi una vera chicca: l'originale della prima tavola interna disegnata per il primo numero, dove Tex si presenta esclamando: «Per tutti i diavoli, che mi siano ancora alle costole?».

Altrettanto fondamentale per il successo di Tex è stato Gianluigi Bonelli: soggettista di tutte le storie fino a metà degli anni Settanta, ha poi continuato a supervisionare tutta la produzione del Ranger fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 2001. Ispirato da autori classici come Alexandre Dumas, Jack London e Victor Hugo, non negava di aver messo molto di sè nel suo eroe più famoso: «Tex sono io. Nel mio Tex - diceva - c'è il mio senso di reazione a ogni ingiustizia».

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