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Tagli fino a 60 mila euro
ai dipendenti Ars: è polemica

Il deputato Ruggirello: adeguiamoci a Camera e Senato. Ma a Roma spuntano incentivi d’oro che annullerebbero i risparmi

PALERMO. La proposta è arrivata sul tavolo dei sindacati ieri mattina e prevede di applicare tagli agli stipendi attuali dei dipendenti dell’Ars, circa 220, che possono valere mediamente fra 50 e 60 mila euro netti all’anno per ciascuna categoria. Ma è una proposta che per il momento non è stata accettata.

I vertici dell’Ars e i rappresentanti dei dipendenti torneranno a incontrarsi venerdì per mettere a punto le tabelle retributive al tempo della spending review: secondo atto del piano che è scattato ad agosto con l’introduzione di un tetto massimo da 240 mila euro per il segretario generale, la figura di rango più elevato che in passato arrivava a guadagnare anche più di 500 mila euro all’anno.
Paolo Ruggirello, capo dei deputati questori, ha illustrato il progetto della presidenza dell’Ars: «In questo momento la Camera e il Senato stanno riscrivendo le loro tabelle retributive. Noi potremmo partire da quelle e verificare poi se sia necessario qualche aggiustamento». Ruggirello ha pronta una tabella che permette di paragonare le retribuzioni attuali e quelle future: «A Roma uno stenografo potrà guadagnare al massimo 172 mila euro netti mentre all’Ars oggi si può arrivare anche 235 mila considerando scatti di carriera e bonus. Dunque ci sarebbe un taglio notevole».

Taglio che secondo i dati di Ruggirello sarebbe proporzionalmente applicato a tutte le altre categorie: «Tecnici della Camera e segretari del Senato avranno un tetto da 166 mila euro - aggiunge Ruggirello - mentre all’Ars oggi si può arrivare a circa 200 mila. I coadiutori a Roma non potranno superare i 115 mila mentre oggi a Palermo possono raggiungere i 170 mila. I collaboratori tecnici di Palazzo Madama avranno un tetto da 106 mila euro e noi oggi eroghiamo invece fino a 148 mila euro.

Infine, gli assistenti del Parlamento nazionale non potranno guadagnare più di 99 mila euro ma quelli siciliani oggi raggiungono in alcuni casi i 142 mila». Sono cifre, va detto, molto superiori a quelle ufficiali pubblicate dall’Ars nel proprio sito.

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