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Agueci: "La politica chiede ancora i voti alla mafia"

Il procuratore aggiunto di Palermo: la politica è pronta a solidarizzare con i magistrati minacciati dalla mafia, ma al momento delle elezioni non disdegna l’interlocuzione con i capimafia.

PALERMO. «C’è un clima strano in Sicilia. i clan sono in grado di dare ancora sostegno elettorale». Lo dice Leonardo Agueci, procuratore aggiunto di Palermo, che ha coordinato le indagini dell’operazione Grande Passo, che ha portato all’arresto di cinque persone nella zona di Corleone.

«Nel rapporto politica-mafia – dice il magistrato in una intervista pubblicata nelle pagine del Giornale di Sicilia in edicola - c’è la legalità, che tutti strombazzano, e poi ci sono vicende come questa...». E ancora: «La politica è pronta a solidarizzare con i magistrati minacciati dalla mafia, ma al momento delle elezioni non disdegna l’interlocuzione con i capimafia. E una delle manifestazioni del potere mafioso è il sostegno forte che l’organizzazione è ancora in grado di dare alle elezioni».

Sul fronte del potere mafioso, viene fuori un momento di transizione: finito il tempo di Totò Riina sta per succedergli qualcun altro. Agueci, nella sua intervista sul Gds, afferma: «Quel che serve è fare capire che non c’è un capo ma che c’è ancora la mafia. Cosa nostra, più che essere una monarchia, è una struttura in cui chi temporaneamente è al potere deve farsi riconoscere. Ma io ho un’idea, allo stato non supportata da concreti dati investigativi. E cioè che i capi che individueremo domani per adesso utilizzino la figura di Riina come schermo».

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