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Mario Venuti: racconto le inquietudini del mondo

Esce domani il nuovo album del cantautore catanese, "Il tramonto dell'Occidente", che segna il ventennale della carriera da solista

MILANO. Racconta di fatti, persone e città dei giorni nostri con un riscoperto realismo, Mario Venuti che torna con una nuova scaletta di canzoni raccolte nell'album 'Il tramonto dell'Occidente'. L'album, in uscita domani, è anche quello che per il cantautore catanese segna il ventennale della carriera da solista e con il quale ha voluto portare la narrazione delle sue canzoni su un piano collettivo, tanto delle storie scritte e cantate come nelle modalità di lavorare all'album, a cominciare dalla scrittura a sei mani.

Quattro di queste, appartengono a Kaballà, storico collaboratore del cantautore catanese, e Francesco Bianconi, voce dei Baustelle e che con Venuti si è ritrovato a sviluppare quello che non è un concept album ma che tanto ci si avvicina. «Vicino ai cinquant'anni - racconta la voce delle nuove 'Ciao american dream', rivisitazione di quella 'Ashes of american flags' dei Wilco, e 'Ventre della città' - mi sono sentito più in dovere di raccontare il mondo nelle sue inquietudini, piuttosto che le relazioni interpersonali che spesso sono il tema principale delle canzoni. È un disco che guarda il mondo e
la società, ed essendo un lavoro firmato a più mani è venuto naturale impostare il discorso in senso collettivo. Questa volta siamo 'noi' a parlare nel mio album e non solo 'io' come mi capitava di solito».

Viaggio in musica e parole con uno sguardo fisso alla società contemporanea e alle sue storture, 'Il tramonto dell'Occidente' ha il sapore della canzone d'autore d'atmosfera siciliana ("ma non ho mai cercato il folklore - dice lui - e la mia sicilianità è solo una delle spezie della mia musica") e mondo arabo, passando per qualche riminiscenza di anni Ottanta chiamati in causa anche con la partecipazione all'album di Franco Battiato ("nume tutelare più che collaboratore - confessa Venuti - del quale abbiamo anche giocato a fare il verso alla musica che ha firmato negli anni Ottanta") che ha messo lo zampino in 'I capolavori di Beethoven'.

"Anche se il titolo (citazione del libro di Spengler Oswald pubblicato all'inizio del secolo scorso e variamente interpretato negli anni) può mettere paura - in realtà il nostro intento è stato quello di parlare di una situazione negativa della quale non si può fare altro che prendere atto, ma dal punto di vista di qualcuno che pensa anche ai modi di una possibile via di riscatto. La stessa vicenda di Beethoven è un inno al riscatto anche di fronte alla difficolta più insormontabile, nel suo caso la sordità".

Di nomi conosciuti, nel nuovo capitolo della discografia targata Venuti, ce ne sono poi anche altri, a cominciare da Alice che ha messo la voce per 'Tutto appare', racconto sulle differenze tra quello che eravamo e quello che siamo diventati, Giusy Ferreri per 'Ite missa est' e il giovane cantautore palermitano Nicolò Carnesi che Venuti ha voluto per 'L'alba', brano che non a caso chiude un album cominciato volutamente alla rovescia, da 'Il tramonto'. "Da questo album esce anche la figura di un personaggio tipo  - spiega Venuti - che è un uomo avido, che non vuole o non riesce a liberarsi da quello che possiede e che si costruisce da solo la sua prigione".

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