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Mafia, Di Matteo: "Unica matrice dietro gli attentati ai giudici"

PALERMO. "I singoli episodi di minaccia ai magistrati dei giorni scorsi vanno letti in un unico contesto, hanno un'unica matrice: attraverso i loro contenuti, la spedizione di lettere anonime anche presso le abitazioni private dei magistrati, attraverso il gesto di posare una lettera anonima sulla scrivania del Procuratore Generale qualcuno evidentemente mira a destabilizzare la serenità necessaria per il nostro lavoro; anche tentando di provocare in noi una sensazione di vulnerabilità, della nostra sicurezza personale e perfino familiare". Lo dice in un'intervista rilasciata al Gr1 della Rai il sostituto procuratore di Palermo Nino Di Matteo.

 

"Nell'arco degli ultimi due anni episodi del genere hanno riguardato me e altri magistrati che si occupano con me delle inchieste importanti - aggiunge - .Siamo magistrati che ci siamo imbattuti o abbiamo sfiorato con le nostre indagini il tema del rapporto tra i vertici di Cosa nostra e apparati dello Stato. Non credo che questi episodi abbiano riguardato proprio questi magistrati rappresenti una mera coincidenza - osserva - .Credo che per questo sia ancora più preoccupante l'incrociarsi della saldatura nei nostri confronti di minacce e avvertimenti che apparentemente hanno una provenienza e delle caratteristiche sicuramente diverse: da una parte minacce ed avvertimenti tipicamente mafiosi dall'altra provenienza dichiarata o apparente istituzionale o pseudo istituzionale."

 

"Credo che nel Paese manchi la consapevolezza diffusa di quanto sia importante continuare a indagare su questi fatti che si sono verificati nel periodo delle stragi di mafia - sottolinea - proprio per far di tutto per evitare che ora e in futuro l'organizzazione mafiosa possa avere delle armi di ricatto nei confronti dello Stato".   "Chiunque abbia un minimo di conoscenza e consapevolezza dell'argomento - osserva - sa quanto in questi casi contino i segnali che si mandano all'esterno e quanto sia pericoloso e dannoso rischiare di diffondere la sensazione di isolamento dei bersagli delle minacce".

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