Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Agricoltura in Sicilia, l'assessore Reale: «Basta contributi a pioggia, le aziende si devono associare»

L’assessore regionale: puntiamo sull'aggregazione e sulla qualità utili per competere a livello internazionale

«Basta contributi a pioggia. Per poter competere, le aziende si devono associare attraverso i contratti di filiera o i consorzi: saranno premiate dalla Regione e avranno più possibilità di vincere i bandi. Tra il 2007 e il 2013, la Sicilia ha registrato un incremento occupazionale di 5 mila giovani in questo settore». L'assessore regionale all'Agricoltura, Ezechia Paolo Reale, detta la strategia della nuova programmazione europea e le ricette per non perdere un altro treno.

Assessore, le associazioni di categoria, Confagricoltura e Coldiretti, rimproverano alla Regione la mancanza di concertazione tra la politica e il mondo produttivo. Come risponde?
«Questa è una valutazione che non corrisponde alla realtà. I fondi europei 2014-2020 destinati al settore, il cosiddetto Psr, Piano di sviluppo rurale della Sicilia, è stato condiviso con il Tavolo del partenariato. La bozza del documento era stata distribuita ai sindacati 15 giorni prima della riunione di luglio, affinché potessero fare delle proposte. Non è vero che non li abbiamo ascoltati, a meno che non si pretenda che il governo non possa avere idee diverse dalle loro. L'assessorato non condivide il fatto che le associazioni di categoria difendano anche la produzione scadente, che non aggredisce i mercati nazionali e internazionali o le aziende con bestiame non registrato. Le produzioni agricole di massa hanno una loro dignità ma, se dobbiamo pensare agli investimenti, dobbiamo puntare sulla qualità e sull'aggregazione, utili per competere a livello internazionale. Sì alle imprese piccole, ma di nicchia che siano in grado di sfondare, altrimenti muoiono strozzate dalle spese da sostenere. Le scelte e i suggerimenti che si inquadravano nella linea del governo sono stati accolti, quelli che andavano nella direzione contraria no».
Non si può negare, comunque, che il governo regionale sia in forte affanno, tra continui cambi di assessori e mozioni di censura. Questo clima preoccupa le imprese, la cui ripresa cresce solo lentamente.
«Indubbiamente la mancanza di continuità amministrativa può provocare rallentamenti nell'azione di governo. Ma nel mio assessorato da quando mi sono insediato non sono stato mai coinvolto in polemiche del genere, con risultati che mi soddisfano, perché stiamo ponendo le basi per una Sicilia diversa. Il mio partito, Articolo 4, non è inserito in polemiche di alcun tipo. A maggio abbiamo solo chiesto di essere rappresentati in giunta».
Torniamo alla nuova programmazione economica: i sindacati sostengono che nel Psr gran parte dei fondi sia destinato agli enti pubblici e al settore della forestale…
«Chi lo dice vuol dire che non ha letto il Psr. Per le misure destinate alla tutela del patrimonio boschivo, alle quali possono partecipare l'Azienda foresta, i consorzi di bonifica e gli allevatori, sono stanziati 207 milioni di euro, che su 2 miliardi e 400 milioni rappresentano il 9 per cento. Non è vero, dunque, che si tratta del 50 per cento delle risorse. Per le Soat non è previsto neanche un euro, perché si tratta di uffici territoriali della Regione e la Comunità europea lo vieta. A meno che non si vogliano far chiudere le Soat, che offrono assistenza gratuita alle aziende, al contrario di quella a pagamento che danno i vari sindacati».
Ogni anno, con la Finanziaria, vengono stanziati fondi regionali per il settore della Forestale. Perché non riservare i fondi europei solo per gli investimenti nelle aziende agricole?
«Sono soldi che la Comunità europea stanzia per la tutela del patrimonio boschivo e la prevenzione degli incendi. Inoltre, se non li utilizzassimo, la Regione sarebbe costretta a sborsare altri soldi del Bilancio per queste finalità».
Le categorie produttive temono, però, che possano essere utilizzati per pagare i 26 mila forestali.
«Non possono essere usati per gli stipendi, perché i fondi comunitari si possono concedere solo partecipando a bandi e presentando progetti. Il 9 per cento dell'intero stanziamento è sottodimensionato rispetto alle esigenze di un territorio che è stato abbandonato. Sono soldi che altrimenti rimarrebbero a Bruxelles».

 

Coldiretti sostiene che il latte ovino da troppi anni in Sicilia è sottopagato, rispetto al resto d'Italia e che la politica può intervenire per ridurre questa forbice.
«Il regime comunitario vieta di imporre un prezzo. Le imprese devono essere capaci di competere sul mercato e di imporre i prezzi, che non possono essere fissati dalle amministrazioni pubbliche. È facile dire che il governo non aiuta. Ma cosa fanno le aziende per vincere la sfida del mercato, se molte lavorano e ragionano come negli anni Cinquanta?».
Le associazioni sostengono anche che la Regione stia per perdere il treno della nuova programmazione, a causa di uno «scollamento tra la politica e la macchina burocratica»…
«È una sciocchezza. Sto avendo una collaborazione eccellente con gli uffici. L'allarme sulla spesa dei fondi europei non coinvolge i miei dipartimenti, i cui livelli di spesa sfiorano la media europea e sono superiori a quella nazionale. Abbiamo impegnato l'intero budget di 2 miliardi e 200 milioni e speso il 72,5 per cento, rispetto alla media nazionale che è del 71 per cento. Sono ottimi risultati. Credo nella separazione dei poteri: alla politica spettano gli indirizzi, alla burocrazia gli atti esecutivi. Non permetto che la burocrazia interferisca nelle linee di governo e non mi sogno di intervenire sui singoli provvedimenti».
Come fare affinché le aziende tornino ad assumere?
«Tra il 2007 e il 2013, periodo della vecchia programmazione comunitaria, in Sicilia c'è stato un incremento occupazionale di 5 mila giovani. Inoltre, sono state presentate 4.900 domande di imprenditori sotto i 40 anni che hanno partecipato al bando “Giovani nell'agricoltura”».
Che tempi si prevedono per la pubblicazione dei nuovi bandi 2014-2020?
«La bozza del Psr è stata inviata alla Commissione europea, che adesso ha il compito di inviare le osservazioni. Non è vero che il direttore generale Rosa Barresi abbia già iniziato la negoziazione a Bruxelles senza la condivisione con i sindacati. Prima farlo, incontreremo le categorie produttive per verificare le loro richieste. Informalmente ci risulta che il Psr siciliano è uno dei più apprezzati. Rispetteremo i tempi imposti dall'Europa. Tra gennaio e febbraio è previsto il via libera di Bruxelles, nel frattempo stiamo preparando la bozza dei bandi. Per il settore biologico stanzieremo 400 milioni di euro con un bando apposito. Un'importante boccata d'ossigeno per le imprese, che avranno i fondi a seconda dell'importanza dei progetti. Il bando destinato ai giovani agricoltori, uno dei più attesi, lo riproporremo a febbraio. Entro il 31 maggio, comunque, pubblicheremo tutti gli avvisi, così come prevede l'Europa».

Persone:

Caricamento commenti

Commenta la notizia