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Scontro fra tornado: forse trovato anche il corpo della donna

ASCOLI PICENO. Mentre ormai appare chiaro che il 19 agosto i due Tornado non dovevano trovarsi lì entrambi, a quella quota e in quell'orario, sarebbe stato trovato, in tarda serata, il corpo del capitano pilota Mariangela Valentini, l'ultimo a mancare all'appello tra i quattro militari dispersi dopo lo scontro in volo dei due caccia nei cieli sopra Ascoli Piceno. In giornata le squadre del Soccorso Alpino avevano nell'area di Poggio Anzù i resti di un terzo corpo maschile, dopo i due rinvenuti l'altro ieri nella valle a fianco, nei pressi di Tronzano. E anche se non c'è l'identificazione ufficiale (per la quale sarà necessario l'esame del Dna) è praticamente certo che la salma sfigurata dall'esplosione, recuperata con un verricello da un elicottero dell'Aeronautica e portata all'obitorio di Ascoli Piceno, è del capitano navigatore Paolo Piero Franzese.    Franzese faceva parte dello stesso equipaggio di Mariangela Valentini, i cui resti sarebbero invece stati individuati in tarda serata a Poggio Anzù, vicino o all'interno della carlinga di uno dei due aerei precipitati. Ci sarebbe anche un seggiolino armato, per disinnescare il quale bisognerà attendere l'intervento degli artificieri, previsto per oggi. Nel pomeriggio, poco lontano, era stato ritrovato il casco della pilota.    
Il capitano pilota Alessandro Dotto e il capitano navigatore Giuseppe Palminteri formavano invece l'equipaggio dell'altro velivolo e per questo sono stati trovati nella stessa area, a 800 metri di distanza l'uno dall'altro. Di Mariangela Valentini, 31 anni, bionda con occhi azzurri e il sogno di volare, la prima donna pilota a perdere la vita in missione in Italia, sono stati rinvenuti il casco e il badge, ma in un'altra zona ancora. Le ricerche sono ora concentrate nell'area di Poggio Anzù dove, sempre oggi, una squadra mista ha trovato la cabina di pilotaggio di uno dei due aerei completamente bruciata. Nessuna traccia invece, al momento, della seconda scatola nera.    
Scatole nere, ma anche testimonianze, rottami, tracciati radar, dialoghi radio sono considerati indispensabili per capire che cosa sia successo. Un errore umano o un'avaria, oppure tutte e due le cose insieme, appaiono al momento le ipotesi più probabili, anche per via della mancanza di dati tecnici. Ma l'Aeronautica non esclude "nessuna opzione", compresi un problema tecnico, l'impatto con un volatile o il malore di un pilota, mentre è stata informalmente smentita dagli inquirenti, in attesa di aprire la scatola nera, la voce circolata in città di un errore di manovra o un'avaria del velivolo guidato dal pilota donna.    
La Procura di Ascoli Piceno intanto ha inviato i carabinieri alla base militare di Ghedi (Brescia) per acquisire la testimonianza del col. Andrea Di Pietro, il comandante del 6/o stormo dell'Aeronautica militare, di cui facevano parte i quattro piloti morti. I militari hanno anche sequestrato i piani di volo e tutti i documenti sui due aerei, compresi i libretti di manutenzione. Moltissimi i punti da chiarire, pochi quelli certi, anzi, forse, solo uno: i due velivoli, impegnati in missioni diverse, con compiti (task) diversi, non dovevano essere nella zona dello scontro "contemporaneamente - spiegano fonti dell'Aeronautica - alla stessa quota e allo stesso orario. Sul perché si siano trovati lì insieme è una delle cose che dovrà chiarire l'inchiesta, anzi la cosa principale". Un'altra certezza è l'esclusione "categorica" da parte dell'Aeronautica e della Procura ascolana del rischio di inquinamento radioattivo nella zona del disastro.

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