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"Violenza su Foley figlia dell'imperialismo Usa": nuova polemica sui post del grillino Di Battista

ROMA. «La violenza indecente, barbara, inaccettabile subita» da James Foley è «in parte, figlia della violenza indecente, barbara, inaccettabile subita dai detenuti nel carcere di Abu Ghraib». Così in un post Alessandro Di Battista torna a parlare di Iraq legando, attraverso una serie di passaggi, la morte del reporter all' «imperialismo» Usa. «Io penso che la violenza indecente, barbara, inaccettabile che ha subito quel ragazzo sia, in parte, figlia della violenza indecente, barbara, inaccettabile subita dai detenuti nel carcere di Abu Ghraib. Le violenze commesse in quella prigione furono senz'altro figlie di quel desiderio di vendetta che molti americani hanno provato dopo l'indecente, barbaro, inaccettabile attentato alle Torri Gemelle quest'ultimo anche figlio dell'indecente, barbaro, inaccettabile imperialismo nordamericano che ha portato milioni di persone a morire di fame. Si potrebbe continuare all'infinito ma serve a qualcosa?», scrive Di Battista nel post su Facebook in cui torna a parlare di Iraq dopo le polemiche dei giorni scorsi per un suo commento pubblicato sul blog di Beppe Grillo. «Dopo l'11 settembre 2001 si è scelta una strada. Si sono inseriti concetti nuovi: "guerra giusta", "bombe intelligenti", "guerra preventiva", "esportazione di democrazia".
È possibile mettere in discussione tutto questo? È possibile affermare che le orrende violenze commesse in questi giorni dall'Isis siano collegate a quel che è accaduto negli ultimi anni in Medio Oriente? Vi sembra davvero sensato obbedire, ancora una volta, a Washington nonostante non ne abbia fatta una giusta?», si chiede l'esponente Cinque Stelle.  Quindi, il vicepresidente della Commissioni Esteri della Camera conclude: «Armare porta alla guerra e, come scrisse Terzani, »non c'è mai stata una guerra che ha messo fine alle guerre«. Questi giorni mi hanno insegnato due cose molto importanti. La prima è che non basta certo una strumentalizzazione becera a farmi smettere di impegnarmi a fondo in quello in cui credo. La seconda è che fare quel che si ritiene giusto al posto di quel che conviene ti fa vivere sostanzialmente male ma sostanzialmente ti fa sentire vivo». «Ho ricevuto ogni genere di insulto in questi giorni.

"Terrorista", "assassino", "soggetto pericoloso per la società". Un giornale ha anche scritto che avrei intenzione di farmi esplodere in una metro. Il tutto per aver espresso delle idee, riportato dei fatti e provato a »capire«, un atto che rivendico con tutto me stesso. Mi domando cosa possa succedere se dovessi mai compiere uno di quei reati tanto cari ad esponenti di quei partiti che i giornali che mi hanno infangato portano sul palmo della mano. Qualcuno, in rete, mi ha anche augurato di fare la fine di quel povero reporter americano». È quanto scrive il parlamentare M5S Alessandro Di Battista in un post sul suo profilo Facebook in cui torna a parlare di Iraq dopo le polemiche sollevate da un suo commento pubblicato sul blog di Beppe Grillo sabato scorso.

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