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Cancellato al Gds: "Crisi, rilanciare i consumi e attenuare il rigore per uscire dal tunnel"

Agosto non sembra portare bene all'economia italiana. Sul ring dell'Europa, Roma incassa un nuovo pesante uno-due dalla Bce e dalle agenzie di rating. Un doppio pugno in faccia che ricorda il Ko, il colpo del fuori combattimento, della lettera con la quale il 5 agosto del 2011 l'allora Governatore della Banca d'Italia, Draghi, e la Banca centrale europea commissariavano di fatto l'Italia. Nulla di paragonabile certo, perché oggi i conti sono in ordine, il governo Renzi rispetto all'immobilismo paludoso di Berlusconi ha concretamente avviato riforme e interventi per lo sviluppo. Ma resta l'impressione, amara, che si sia persa un'altra occasione e che i sacrifici fatti siano inutili. I più penalizzati sono i giovani in attesa che il mondo del lavoro cambi verso. Senza svolta la prospettiva occupazionale rimane destinata ad infrangersi contro il tragico muro di gomma della crisi. Un buco nero di crisi che, solo in Sicilia, inghiotte quotidianamente decine di imprese e di posti di lavoro. «Ci vorrebbe una ripresa magica - afferma Francesco Cancellato, editorialista de Linkiesta - una ripresa possibile solo se dal prossimo trimestre la crescita del Pil italiano tornasse in territorio positivo, trainata dagli investimenti stranieri nelle imprese italiane. Ma non é prevedibile che accada perché, se anche gli investimenti stranieri dovessero crescere, la domanda mondiale appare ancora troppo debole. E comunque per uscire dalla crisi sono essenziali - elenca Cancellato - politiche fiscali espansive, una spesa pubblica sotto controllo, una pubblica amministrazione razionale ed efficiente».



Negli articoli su Linkiesta, che hanno suscitato molto interesse, si delineano scenari economici complicati e per lo più negativi per l'Italia. Su che basi si sviluppano queste analisi?


«Provo a ragionare con i dati che ho a disposizione e con un po' di buonsenso. Più in generale, cerco di non farmi condizionare dal dibattito in atto e di ancorarmi quanto più possibile ai numeri. Numeri che, ahimé, in questo periodo non sono certo positivi. Allo stesso modo, dai consumi alla produzione industriale, dalle previsioni del Pil dell'Istat a quelle della Banca Mondiale, sono tutti coerenti nel definirci in uno stato di perdurante stagnazione. E lo dico da irriducibile ottimista, purtroppo». L'INTERVISTA COMPLETA SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA OGGI.

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