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Dirigenti regionali, tagli agli stipendi congelati

I dubbi legati all’attuazione della norma entrata in vigore a metà anno. «Pensioni d’oro»: prelievi già operativi

PALERMO. La norma è stata approvata poco più di un mese e mezzo fa, quella che i dirigenti regionali avrebbero dovuto incassare a giorni sarebbe stata una busta paga più leggera. Ma il taglio è stato già congelato. In attesa di un parere dell’Avvocatura dello Stato alla quale si è rivolto il Dipartimento della Funzione pubblica. Mentre a Palazzo dei Normanni si discute la Finanziaria ter, la seconda manovra del governo Crocetta aveva previsto un tetto di 160 mila euro annui per i dirigenti regionali. Tetto che imponeva tagli. Ma all’assessorato guidato da Patrizia Valenti sono sorti dubbi sull’applicazione della norma in questione. E in attesa di venirne a capo, la sforbiciata è in stand by. «Abbiamo chiesto un parere - conferma il dirigente della Funzione Pubblica, Luciana Giammanco - perchè ci sono delle perplessità, dei dubbi interpretativi sull’attuazione delle norme in questione». Dubbi che riguardano anche tempi e modi per l’applicazione dei tagli da applicare a chi sfora il tetto dei 160 mila euro annui.
Oltre la soglia si piazza sicuramente il dirigente dell’Ufficio Legislativo e legale, Romeo Palma, il cui compenso lordo si aggira ai 219 mila euro. Ma se originariamente si era parlato di diversi dirigenti che sforavano il tetto (22 su 34) i conteggi forse ne salveranno diversi: si tratta di «bonificare» il lordo dalla quota contributiva, ma siccome potrebbero aggiungersi indennità per altri incarichi, da conteggiare solo se a carico del bilancio regionale, la situazione si complica. Caso a parte invece quello di diversi manager delle partecipate, come Irfis, Sicilia e-Servizi, Arpa, Irsap: la decisione (se procedere al taglio o, come nel caso della Funzione pubblica, chiedere un approfondimento normativo) sta ai singoli enti e ai dipartimenti che esercitano il controllo su essi.
Ulteriori perplessità derivano dal fatto che il limite imposto è riferito all’anno. «Siamo a metà anno inoltrato - aggiunge Giammanco - dobbiamo capire bene come applicare le riduzioni adesso, come spalmarle su sei mesi. Anche su questo punto sarà determinante il parere dell’Avvocatura».
Gli stipendi dunque la prossima settimana arriveranno intatti, sarà inserita solo una «clausola di salvaguardia». In pratica se l’Avvocatura confermerà l’operatività dei tagli si procederà con una sorta di compensazione per rispettare i limiti imposti. «Stiamo procedendo con la necessaria cautela - conclude Giammanco - nell’interesse di tutti, per evitare danni sia ai dipendenti che all’erario».
Se per i dirigenti però il taglio è congelato, sarà invece pienamente operativo per le «pensioni d’oro». Cinquanta ex superburocrati che percepiscono pensioni oltre i 160 mila euro annui. Per loro scatta subito il primo taglio, il primo di una serie che dovrebbe garantire risparmi per circa due milioni e 153 mila euro l’anno e che saranno applicati fino al 2015. «Procediamo con l’applicazione della norma», dice il dirigente del Fondo Pensioni, Rosolino Greco. Nonostante l’annuncio di numerosi ricorsi da parte dei dirigenti in quiescienza che intendono impugnare la norma. Ricorsi per i quali si temono tempi lunghi, «almeno un anno», prevede Greco.

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