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Anniversario strage, in via D'Amelio presente anche Ciancimino

PALERMO.  «Sono uno dei pochi che ha il coraggio di venire qui, sono io ad aver portato i responsabili di quella strage alla sbarra». Lo ha detto Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, imprenditore condannato per riciclaggio e detenzione di esplosivo e indagato in diversi procedimenti penali, anche per concorso esterno alla mafia, che è arrivato in Via D'Amelio nel giorno della commemorazione della strage in cui furono uccisi Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta. Giunto in bici, Ciancimino è stato salutato con un caloroso abbraccio da Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, e da alcuni attivisti delle agende rosse.    
«Mio figlio sta iniziando a capire tutto, è stato il motore delle mie decisioni, io ho due date fondamentali, le più importanti della mia vita  - dice Ciancimino mostrando due tatuaggi sul braccio - una è la data della sua nascita, l'altra quella della strage di via D'Amelio che ho tatuato - per la prima volta vedo tremare i potenti dinanzi alle domande del giudice Di Matteo, mi sembra che questo castello di menzogne verrà meno anche se in quell'aula come imputati sono ancora in tanti a mancare».  
«Gli slogan contro mio padre nel 1992? - continua Ciancimino rispondendo alle domande dei giornalisti - erano giusti. Non sono mai stato orgoglioso di mio padre per quello che ha fatto, ho fatto la mia scelta perchè mio figlio sia orgoglioso di me».

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