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Mostre, quelle donne che digiunarono contro la mafia

Da domani, a Palazzo Ziino, a Palermo i ritratti di Francesco Francaviglia raccontano, attraverso trenta volti, un momento di impegno civile contro le stragi del ’92. Il sostituto procuratore Franca Imbergamo: «Un gesto che è da ricordare come un esempio di mobilitazione coraggiosa»

PALERMO. Frontale, impietoso e con grottesca concessione fard, l'obiettivo di Francesco Francaviglia è sul volto di trenta donne di Palermo che ai tempi delle stragi hanno digiunato contro la mafia. Occhi azzurri e oliva, occhi di miele scuro e di oltremare - alcuni terribili - e intorno agli occhi le infinite pieghe di pelle che raccontano la vita. Fotografate a 22 anni dal digiuno a piazza Castelnuovo, quando chiedevano «le dimissioni del prefetto Jovine, del capo della polizia Parisi, del procuratore Giammanco, dell'alto commissario per la lotta alla mafia Finocchiaro, del ministro degli Interni Mancino». E scrivevano che, «in attesa della prossima vittima, chi occupa ruoli istituzionali si assuma finalmente le proprie responsabilità». Jovine, Parisi, Finocchiaro, Mancino, «furono tutti dimessi - scrive oggi sotto la sua foto Daniela Dioguardi - anzi quasi tutti, tranne il ministro dell'Interno Nicola Mancino: era una richiesta allora ritenuta azzardata ma oggi profetica alla luce di ciò che sappiamo sulla vergognosa trattativa Stato mafia». «Cosa altro potevamo fare che si sottraesse alla ritualità di manifestazioni tante volte ripetute? - si chiede Simona Mafai -. Per un mese siamo rimaste in piazza a digiunare, abbiamo fatto di noi stesse un atto di denuncia e di accusa contro le inerzie e forse le complicità delle strutture statali e giudiziarie dei cui vertici chiedevamo, e in parte ottenemmo, la condanna e la rimozione». E per il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, Franca Imbergamo, quel digiuno è da ricordare «come esempio di mobilitazione coraggiosa, atipica e rivoluzionaria e anche oggi la richiesta è ancora quella di fare chiarezza non lasciando solo alla magistratura l'enorme carico di responsabilità».
Ci sono trenta volti in vivisezione a Palazzo Ziino. «Ho scelto quello di Rita Borsellino per chiudere il libro catalogo - scrive l'autore Francesco Francaviglia - perché è il volto di tutte le donne che in quella estate del ’92 piansero, si disperarono ma continuarono a lottare».
Da domani ore 18,30 e fino al 23 agosto Le donne del digiuno a cura di Tiziana Faraoni e Giorgio Delogu. All'incontro inaugurale coordinato da Salvo Palazzolo parleranno il sindaco Leoluca Orlando e l'assessore alla Cultura Francesco Giambrone, Rita Borsellino, Franca Imbergamo, Simona Mafai e lo stesso autore Francesco Francaviglia, giovane fotografo siciliano che è anche l'ideatore dell'evento. «Foto magnifiche, eccezionali ed anche dure», scrive Letizia Battaglia e promuove l'autore: «Fotografa la storia di questi anni attraverso gli occhi e lo fa quasi con preghiera come un buon fotografo deve fare: mescolando la sua anima a un'altra con rispetto in una foto che sarà per sempre». E si racconta anche Francesco Francaviglia: «Per anni mi sono chiesto perché a San Giuseppe Jato avessero ucciso mio zio, un ragazzo finito nel tunnel della droga. Poi un giorno ho deciso di tornare e ho iniziato il mio viaggio nel cuore della Sicilia che non si è mai rassegnata come le donne del digiuno. E ho incontrato la storia di mio zio Luigi Aiovalasit che aveva 22 anni quando un killer lo uccise perché ingiustamente sospettato di aver danneggiato una proprietà dei Brusca».

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