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Una class action contro la Regione: non rinunci ai contenziosi con lo Stato

L’accordo di Crocetta con il governo sblocca la spesa di 500 milioni, ma «la decisione competeva al Parlamento», dicono 3 associazioni da cui è partita la denuncia

PALERMO. Class action contro l'accordo sottoscritto dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, col ministero dell'Economia, che prevede la rinuncia da parte della Regione ai contenziosi in corso con lo Stato in tutte le sedi giurisdizionali. Un atto che consente al governo regionale di vedere certificato il raggiungimento del patto di stabilità per il 2013 e l'autorizzazione alla spesa regionale per circa 500 milioni nel 2014.
A promuovere l'atto di diffida e nei confronti del presidente della Regione sono state tre associazioni, Compagnia di Euno, Siciliani in Movimento e Comitato per l'Autoderminazione della Sicilia, rappresentate dall'ex assessore all'Economia, l'avvocato Gaetano Armao, e dall'avvocato Antonella Pititto. Si tratta della prima class action che viene promossa nei confronti di una Regione italiana. L'accordo - viene denunciato nel documento - favorisce il mantenimento al massimo delle addizionali Irpef e Irap a carico dei contribuenti siciliani, dal momento che la Regione rinuncia agli introiti che derivano dai contenziosi. In più l'atto, comunicato al presidente dell'Ars e alla Commissione Bilancio, mette in evidenza l'impossibilità, in termini di competenze, per il presidente dalla Regione a sottoscrivere un accordo di questo genere, «prescindendo dal coinvolgimento preventivo del Parlamento regionale o della stessa giunta». In particolare, per rinunciare ai casi dei contenziosi incardinati ma sui quali il giudice non si è pronunciato non è stata adottata alcuna delibera di giunta, necessaria per stabilire un atto contrario; nel caso di rinuncia ai contenziosi già definiti con sentenza favorevole per la Regione, invece, è mancata l'approvazione del Parlamento, «determinando una violazione dell'ordinamento regionale». Motivazioni che hanno portato alla stesura della diffida con la quale si intima a Crocetta di annullare entro 90 giorni l'accordo sottoscritto col ministero. Secondo il documento, l'accordo viola le prerogative dell'Ars e contrasta con le decisioni che ha già assunto approvando i propri documenti finanziari; per questo «quest'accordo va ritenuto nullo per carenza di potere del presidente della Regione nell'assumere determinazioni che attengono a competenze del Parlamento regionale, come quelle relative ai contenziosi già definiti con sentenza della Corte costituzionale», dicono i denuncianti. Una tesi motivata dal fatto che gli effetti finanziari che scaturiscono dalla rinuncia rientrano nella competenza del Parlamento, a cui appartengono le determinazioni sul bilancio.

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