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Lesioni e abusi sessuali alla sua ex, medico di Gela condannato a 3 anni e 8 mesi

GELA. E’ stato condannato a tre anni e otto mesi di reclusione per le accuse di violenza sessuale e lesioni nei confronti di una dipendente ospedaliera. La sentenza è stata emessa ieri nei confronti di Paolo Lizzadro, il medico cinquantatreenne di pronto soccorso del presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele” che nella colluttazione avrebbe causato una emorragia cerebrale alla donna costretta a ricorrere a delicatissimi interventi chirurgici e ad un lungo periodo di convalescenza.
Secondo Paolo Fiore, presidente del collegio giudicante, composto dai magistrati Manuela Matta e Patrizia Castellano, l’uomo aveva reagito violentemente nell’apprendere la fine della relazione sentimentale che aveva con la sua vittima. Per questo motivo il collegio ha ritenuto valida la richiesta formulata dal legale della difesa, Fabrizio Ferrara, di condannare il medico violento a corrispondere alla donna una provvisionale di quindicimila euro oltre al diritto al risarcimento dei danni, eventualmente da determinare in sede civile. Giovedì scorso, il pubblico ministero Elisa Calanducci aveva chiesto una condanna di sette anni per Paolo Lizzadro. Nel corso del processo i familiari della donna si erano costituiti parte civile mentre il medico aveva scelto di ricorrere al procedimento con il rito abbreviato. L’uomo, dopo quell’invito a casa, trasformatosi in incubo per la donna, si era trasferito in sud America. Grazie alla denuncia della malcapitata gli agenti di polizia riuscirono a bloccarlo in aeroporto, allo scalo di Roma, a maggio dello scorso anno. Gli inquirenti intercettarono le conversazioni telefoniche che Paolo Lizzadro aveva con la madre, grazie alle quali il medico parlò del volo di rientro in Italia e della sua permanenza in Colombia.
Secondo le ricostruzioni Lizzadro avrebbe abusato di lei prima di aggredirla e malmenarla. Per l’incolpevole vittima si rivelò indispensabile sottoporsi a ben due esami ginecologici, i cui esiti confermarono la presenza di ecchimosi e lacerazioni interne, ancora prima di scoprire di avere un’emorragia cerebrale causata con ogni probabilità dai colpi alla testa.

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