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Il fagiolo dolce di Scicli spopola È boom di vendite anche all’estero

Da qualche anno presidio Slow food, il «cosaruciaru», com’è noto nel dialetto ragusano, è sempre più richiesto al Nord Italia. A riscoprirlo l’attore Marcello Perracchio

RAGUSA. Ha un colore bianco-panna con piccole screziature marroni intorno all'ilo, ma ciò che colpisce maggiormente è naturalmente il suo sapore dolce e delicato, dovuto alle condizioni pedoclimatiche dei luoghi dove viene coltivato. È il Fagiolo cosaruciaru (in dialetto «cosa dolce») prodotto a Scicli da una decina di agricoltori che ne ha custodito la coltura. Negli ultimi tempi, complice il riconoscimento Slow Food, la richiesta del Fagiolo cosaruciaru è aumentata. «È una richiesta in crescita anche se graduale - spiega Bartolomeo Ferro, responsabile dei produttori- . La maggior parte delle richieste proviene attualmente dalla ristorazione italiana. Molto interessante si sta rivelando il mercato del nord Italia. Il cliente che acquista per la prima volta il Fagiolo cosaruciaru torna sempre a riacquistarlo. Ora si sta tentando di esplorare anche il mercato estero».
La sua coltivazione risale all'inizio del '900, quando il cosaruciaru, detto anche «casola cosaruciara», aveva il suo peso nell'economia agricola locale. «Veniva coltivato nelle cannavate - ci racconta uno dei produttori, Bartolomeo Piccione -. Erano degli orti irrigui situati lungo il torrente Modica-Scicli. Siamo negli anni '40-'50. Veniva venduto ai negozianti locali ad un buon prezzo. Poi è quasi totalmente scomparso: con l'avvento della serricoltura molti decisero di cambiare produzione». Solo alcuni affezionati contadini lo hanno coltivato nei propri orti al fine di poterlo degustare nelle ottime zuppe dove il Fagiolo trova la massima espressione. A dare il via alla riscoperta di questo prodotto è stato il noto attore teatrale e di cinema Marcello Perracchio, il quale chiese ad un agronomo locale di tentare di recuperare questa antica varietà di fagiolo. Complici poi sono stati anche gli chef locali che lo hanno riproposto nella loro cucina. Intanto nel 2012 arriva il riconoscimento Slow Food. È stata così creata un'associazione di tutti gli agricoltori di Scicli che ancora lo coltivavano: alcuni dei protagonisti di questo recupero hanno circa 80 anni. Recentemente anche alcuni giovani produttori si stanno avvicinando a questa coltivazione.
«Rispetto agli anni passati anche la produzione del fagiolo cosaruciaru è ovviamente aumentata - spiega Ferro -. Una buona parte di Fagiolo cosaruciaru viene oggi venduta sfusa nelle botteghe di prodotti alimentari. Si tratta di un alimento privo di qualsiasi garanzia e che crea confusione nel consumatore. Questo prodotto viene acquistato ad un prezzo di circa 6-7 euro al kg. Il Fagiolo cosaruciaru di Scicli Presidio Slow Food viene invece acquistato dal consumatore nella confezione da 500 gr al prezzo di circa 6 euro. Il prodotto si trova in vendita presso le botteghe di prodotti tipici o direttamente presso le aziende produttrici».
Prima di essere confezionati, i semi di fagiolo vengono accuratamente selezionati a mano, puliti da ogni impurità e trattati a freddo per evitare la presenza del tonchio all'interno del seme. Il prodotto così ottenuto a tutti gli effetti può ritenersi biologico. «Considerata la notevole richiesta, la produzione di fagiolo dovrà necessariamente essere aumentata - conclude Bartolomeo Ferro -. È ovvio che questo fagiolo non potrà mai diventare un prodotto di massa poiché vincolato ad un disciplinare di produzione e destinato ad essere prodotto da aziende facenti parte del Presidio e pertanto soggette a ripetuti controlli. L'obiettivo non è fare business, ma salvaguardare la biodiversità. Tali prodotti resteranno sempre prodotti di nicchia».

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